Uno scambio tra Paesi del Sud. L’America Latina ci mette gli artisti, l’Italia meridionale le sedi. Il tutto all’insegna di una grande varietà, sia di nomi che di opere, evidentemente molte legate ai luoghi d’origine degli artisti coinvolti. La tappa di Napoli trova il proprio fulcro in Trip, spazio polifunzionale nel quale ci si muove tra più ambienti, alla ricerca delle opere in mostra.
Nella sala espositiva vera e propria si incontrano subito i lavori di
Liset Castillo, splendidi paesaggi di sabbia ricostruiti in studio e fotografati come fossero distese sconfinate. Le strutture ricreate hanno un sapore arcaico, che richiama alla memoria costruzioni precolombiane. Allo stesso tempo, la plasmabilità del paesaggio si propone come possibilità per una città ideale, illuminata dalle luci di un tramonto coloratissimo. Sulla parete di fronte,
Catalina Restrepo Leongómez e Marisol Maza costruiscono collage di ricordi. La prima assembla frammenti del proprio immaginario domestico, fotografando dettagli e riportando i testi battuti a macchina dal padre.
Marisol Maza insiste invece sul valore metalinguistico della fotografia, campionando ritratti di familiari conservati in ciondoli e portafogli. Un intenso dialogo viene a crearsi tra le mani in primo piano di chi, orgoglioso, presenta la fototessera di amici e parenti, e i piccoli volti, carichi di valore affettivo.
In un angolo compare l’opera di
Regina José Galindo, performer che ha eletto il suo corpo quale mezzo privilegiato per la propria ricerca artistica. Un forte getto d’acqua colpisce la figura nuda dell’artista, che tenta di sottrarvisi con fermezza, affermando dunque la determinazione femminile al cospetto delle discriminazioni maschiliste. Alla resistenza di Galindo fa eco il lavoro di
Tania Bruguera, una serie di scritte che proclamano
The Revolution is on, pregne di rimandi alla storia cubana ma anche invito a un allargamento di vedute universale.
Lontano dalla gigantesca installazione al Madre nel 2006,
AssumeVividAstroFocus è presente con un pappagallo raffigurato su plexiglas, inequivocabile rimando ai carnevali di Rio, mentre il disegno con il cioccolato di
Vik Muniz, nella sua fattura pop, non può non richiamare le radici stesse del cacao, legate proprio alla civiltà azteca.
Tutto solo, in una sala pensata apposta per le proiezioni, il video di
Sebastiano Mauri, artista italo-argentino che fa delle contaminazioni culturali il proprio ambito di ricerca. Sullo sfondo di un drappo caravaggesco ruotano statuine e idoli di diverse divinità religiose, dissolvendosi le une negli altri. Una colonna sonora multietnica funge da raccordo con le immagini, alimentando il senso di una condivisione sociale e culturale. Leit motiv dell’intera mostra, che sembra culminare nel lavoro di
Maria Rosa Jijon, un video incentrato sul corretto, e proficuo, smaltimento dei rifiuti. Tema scottante, che si rivela solido legame con la città partenopea. Come a dire,
todo el mundo es pais.