Faces and Names è la prima mostra di Timothy Greenfield-Sanders (Miami, 1952; vive a New York) in un museo italiano e presenta trenta ritratti realizzati dal fotografo americano tra la fine degli anni Settanta e oggi. Curata da Gianni Mercurio, l’esposizione è un conciso riepilogo di una vasta ricerca che celebra l’arte, il cinema, la musica e la politica in un deliberato progetto di “archiviazione” (e iconicizzazione) della contemporaneità.
Da Orson Welles a Nicole Kidman, da Francesco Clemente a Cindy Sherman, da Keith Haring a Mimmo Paladino, fino a George W. Bush, in questi ritratti è di precetto il rigore, un understatement estetico che coinvolge le ambientazioni, le luci e la gestualità. Allo stesso tempo però, gli sguardi tradiscono quel non so che vago e indeterminato che dona un’aura romantica ai soggetti. Nessun distacco, dunque, ma coinvolgimento: ogni scatto (come rivela il film-documentario Thinking XXX, in mostra al piano terra) ha un suo rituale, durante il quale l’artista crea una relazione diretta, conoscitiva, con i personaggi. Il centro focale delle foto sono, di solito, gli occhi; mentre tutto il resto è leggermente sfocato dai vecchi obiettivi di un’ingombrante macchina fotografica Fulmer&Schwing.
Nelle pose, qua e là, Greenfield-Sanders cita l’arte del passato (Paul Cezanne, Francisco Goya), facile da intravedere nei ritratti del ciclo XXX, 30 Porn Star Portraits. In queste opere l’utilizzo del colore (investito dalla medesima luce chiara e trasparente) sacrifica le raffinatezze chiaroscurali del bianco e nero. Ogni fanciulla è ritratta in due versioni, un’alternanza di candore e franca sensualità, di erotismo e castigata avvenenza. Heather Hunter, Jenna Jameson, Tera Patrick e Tawny Roberts si presentano trionfali, grandi e isolate su un fondale chiaro, astratto e monocromo.
Il viso ammaliante sembra suggerire l’idea che in ognuna possano coesistere entità diverse, e persino antitetiche, della femminilità: “…accostare le due immagini”, afferma Mercurio, “equivale a creare un gioco di rimandi linguistici che mettono in dubbio, e al tempo stesso confermano, l’identità multipla dei soggetti. Le trenta pornostar ritratte da Greenfield- Sanders sono uno spaccato dell’umanità in tutte le sue sfaccettature e in tutti i suoi stili di vita, anche se la ‘lente’ dell’artista sembra in questo caso limitare il proprio campo visivo…”. Una visione dialettica, dunque, che pone in primo piano entrambe le facce del doppio, accogliendole in un’unica, intrigante identità.
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Intervista a Timothy Greenfield-Sanders
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www.greenfield-sanders.com
www.thinkingxxx.com
marianna agliottone
mostra visitata il 6 ottobre 2006
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una mostra di una banalità deprimente
mi spieghi cos'hanno di speciale? tirami fuori dalla camera oscura dell'ignoranza...
Due tette, due sguardi alla playboy spiccia, andate a lavorare voi che argomentate su queste cazzate.In miniera barboni.
E che vuol dire???
T.G-S. non è il più grande artista degli ultimi 30 anni ma, di certo, è un interessantissimo ritrattista.
nasce un artista ogni 20 anni.
e certamente non è lui.
vatti a vedere le opere dal vivo e ne riparliamo.
L'arte si è persa la pubblicita' no!
Tanto ,ma tanto Marketing Comunicativo!
Ehi, non scherzare! Tomothy ha immortalato anche il nostro CARO DirettorTonelli :-)
figurati, se va in miniera lo cacciano via: quella è gente seria! piuttosto, mandiamolo a fare i calendari per i camionisti...
è proprio perché le ho viste che mi sono permesso di lasciare un commento... ovviamente. e davvero non capisco che cos'abbiano di eccezionale: né dal punto di vista tecnico, né sotto il profilo dell'invenzione... ripeto, mi sembrano molto banali, foto che chiunque dotato di una buona attrezzatura può fare. ora mi argomenti il tuo giudizio, per favore? cos'ha di tanto 'grande'? le luci, la composizione, l'ispirazione, la scelta dei soggetti, l'inquadratura?