«Da anni ormai il Magazzino delle idee ha rivolto la propria attenzione alla fotografia. L’esposizione dedicata ai ritratti e agli autoritratti fotografici di donne artiste è nata nell’ambito di un più ampio progetto sul tema dell’autoritratto che coinvolge anche altre sedi espositive gestite dall’Ente regionale per il patrimonio culturale del Friuli Venezia Giulia, cioè i Musei provinciali di Gorizia e la Galleria d’arte contemporanea Luigi Spazzapan di Gradisca d’Isonzo. Dedicare una mostra presso il Magazzino delle idee all’autoritratto fotografico è dunque una scelta coerente con l’orientamento del luogo. Allo stesso tempo ci è sembrato opportuno mettere a fuoco un tema, come l’autoritratto femminile, che ha avuto minori occasioni di approfondimento in senso organico e cronologicamente ampio. La nostra mostra copre infatti un secolo di fotografia, dalle avanguardie del Novecento fino agli anni più recenti. Inserire anche dei ritratti, oltre agli autoritratti, permette infine di mettere in risalto le caratteristiche degli autoritratti rispetto alle immagini eseguite da altri, soprattutto quando gli altri sono uomini».
Quali aspetti del tema è possibile far emergere, in particolare, attraverso il ritratto e l’autoritratto?
«Dalla mostra emerge chiaramente fino a che punto ritratti e autoritratti mettano in risalto aspetti diversi della personalità. Le donne che puntano l’obiettivo della macchina fotografica su di sé vogliono rivelare a sé stesse qualcosa di nuovo. Gli autoritratti femminili non esprimono mai vanità o desiderio di piacere, rappresentano una forma di introspezione, di auto-indagine. Al contrario, i ritratti eseguiti da altri fotografi mirano a rappresentare l’esteriorità del soggetto, quindi a esaltarne le qualità più appariscenti. Va aggiunto però che di fronte a molti dei ritratti che incontriamo in mostra abbiamo l’impressione che le donne ritratte abbiano imposto al fotografo la propria idea di sé, che non si siano lasciate appiattire nel ruolo di modelle al servizio di un autore».
Da dove provengono i materiali esposti?
«Le opere provengono da musei, archivi, fondazioni, collezionisti privati. Documentare l’evoluzione dell’autoritratto e i suoi diversi aspetti in un secolo di storia ha richiesto una ricerca accurata. Solo per fare qualche esempio sono presenti in mostra fotografie di Florence Henri, Inge Morath, Nan Goldin, Cindy Sherman, Gillian Wearing, Zanele Muholi. I ritratti sono di mano di Man Ray, Henri Cartier-Bresson, Robert Mapplethorpe. Credo che già dai nomi che ho citato si colga l’impegno che è stato profuso per realizzare la mostra. Sono particolarmente grato a tutti coloro che hanno creduto in questo progetto e hanno messo a disposizione le opere delle proprie raccolte».
Come sarà articolato il percorso espositivo?
«Il percorso espositivo si articola in una serie di sezioni, ognuna delle quali mette in evidenza un diverso aspetto della rappresentazione e autorappresentazione. Una sezione è dedicata per esempio agli autoritratti allo specchio, un’altra agli autoritratti che mettono in discussione i canoni convenzionali della bellezza, un’altra ancora alle raffigurazioni di sé che restituiscono un’immagine incompleta o frammentata del corpo ecc. Le sezioni rappresentano altrettanti spunti di interpretazione di opere, senza la pretesa di esaurire le possibilità di lettura. Non si tratta quindi di un percorso cronologico, ma che procede per temi che mettono in relazione opere realizzate anche a distanza di molti anni le une dalle altre».
Quali saranno gli appuntamenti futuri al Magazzino delle idee?
«A settembre, in concomitanza con il convegno dell’Alliance Graphique Internationale a Trieste, apriremo una mostra dedicata alla grafica italiana del Novecento. In questo caso amplieremo quindi lo sguardo a una forma d’espressione diversa dalla fotografia. Nel 2023 proporremo invece due approfondimenti sulla fotografia in luoghi distanti. La prima, prevista a febbraio è dedicata ai fotografi africani Malik Sidibé, Seydou Keita e Samuel Fosso. La seconda, in programma a settembre, avrà per tema la fotografia indiana contemporanea. Durante l’estate avrà luogo invece mostra di Monika Bulaj, fotografa che ha dedicato la propria carriera all’indagine di comunità e tradizioni distanti da quelle occidentali».
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