Categorie: Opening

Quel BRIC-à-brac che chiamano new economy

di - 16 Luglio 2018
Poco meno di due anni fa, nel dicembre 2016, al Today Art Museum di Pechino, veniva inaugurata “BRIC-à-brac: The Jumble of Growth”, nata dalla collaborazione di Huang Du e Gerardo Mosquera: una mostra che scovava, col filtro dell’arte, la complessità delle trasformazioni globali, conseguenza del boom dei paesi dalle economie emergenti. Il titolo, miscuglio di cose ammassate, guazzabuglio di evoluzione, rendeva già allora l’eterogeneità degli artisti e delle opere scelte per raccontare la storia di Paesi che, tra diversi modelli di sviluppo, si sono trovati a ricoprire un ruolo egemone nell’economia mondiale nell’era post-guerra fredda.
Con una versione rinnovata, adattata per l’occasione al luminoso Atrio e al Salone Centrale della Galleria Nazionale, al titolo “BRIC-à-brac: The Jumble of Growth” si aggiunge “另一种选择”, in cinese “Un’alternativa”, per ribadire, ancora, la possibilità di coesione tra economia e società, luogo e individuo, per indagare le connessioni tra gli effetti irregolari delle alterazioni dovute a una crescita “tecno-edil-finanziaria” a dir poco galoppante.
Il potere di pochi, la paura e il controllo su molti, l’urbanizzazione divenuta portabandiera e tramite per lo sviluppo. Così la costruzione del futuro accelera freneticamente, mentre attenta alla sopravvivenza della tradizionale. Artisti provenienti dalla Cina e dai paesi cosiddetti BRICS (Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica) sono da oggi nella capitale in dialogo con altri di diverse provenienze internazionali, in uno spazio in cui la cultura e l’espressione artistica si interrogano su questo tema scottante. Ed ecco, allora, che realtà e immaginazione si fondono nelle Babele immaginarie di Du Zhenjun, oppure a Ordos, la città fantasma fotografata da Weng Fen in Mongolia, nel muro abbattuto del messicano Damian Ortega, mentre tutto accade sotto il vigile sguardo dei grandi occhi dipinti da Francesco Clemente, un intruso italiano, che osservano spalancati l’esito della globalizzazione. Il progetto è, tuttavia, di più ampio respiro, comprendendo una cinquantina di opere realizzate da 34 artisti: Wim  Delvoye (Belgio); Anna  Maria Maiolino, Cinthia Marcelle (Brasile); Wang Guofeng, Wang  Guangyi, Ni  Haifeng, Wang  Lijun, Tian  Longyu, Lei  Lu, Weng  Fen, Gao  Weigang, Yang Xinguang, Lu Zhengyuan,  Du Zhenjun (Cina); Young-Hae Chang Heavy Industries (Corea del Sud); Wilfredo Prieto (Cuba);  Shilpa Gupta (India); Jamal Penjweny (Kurdistan, Iraq); Carla Accardi, Enzo Cucchi, Francesco  Clemente, Mimmo Rotella (Italia); Damián Ortega (Messico); Mounir Fatmi (Marocco); Donna  Conlon/Jonathan Harker (Panama); Jirì Kolár (Repubblica Ceca); AES+F (Russia); Cristina Lucas,  Fernando Sánchez Castillo (Spagna); Kendell Geers (Sudafrica);  Thomas Hirschhorn (Svizzera). (Elisa Eutizi)
In alto e in homepage: BRIC-à-brac. The Jumble of Growth – 另一种选择, vista della mostra
INFO
BRIC-à-brac. The Jumble of Growth – 另一种选择
a cura di Huang Du e Gerardo Mosquera
apertura al pubblico: dal 17 luglio al 14 ottobre 2018
Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea
viale delle Belle Arti 131Roma
orari di apertura: dal martedì alla domenica: 8.30-19.30; ultimo ingresso 45 minuti prima della chiusura
biglietti: intero: € 10,00; ridotto: € 5,00
http://lagallerianazionale.com

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