Ieri, 14 gennaio, la Fondazione Antonio Dalle Nogare, a Bolzano, ha presentato il nuovo allestimento della collezione con la curatela di Eva Brioschi.
«In mostra – ha spiegato la Fondazione – opere che raffigurano e veicolano forme e pensieri che hanno caratterizzato la nascita dell’arte contemporanea. Dagli anni ’60, che rappresentano l’inizio dell’arte concettuale in America e in Europa, fino ai giorni nostri, con le ultime opere realizzate utilizzando materiali industriali, poveri, comuni e oggetti di uso quotidiano, questo allestimento di una parte della collezione Antonio Dalle Nogare accompagna il visitatore alla scoperta della meraviglia dell’ordinario».
Nelle sale della Fondazione, inoltre, oggi è l’ultimo giorno per visitare la personale di Michael Krebber “Studiofloor and Diamond Paintings“, a cura di Vincenzo de Bellis, mentre c’è tempo fino al 28 maggio per la personale di Charlotte Posenenske “From B To E And More“, entrambe a cura di Vincenzo de Bellis.
«Questo è un allestimento che segna un po’ un ritorno, un nuovo inizio, per quanto riguarda la mia collaborazione con Antonio Dalle Nogare. Ci è sembrato quindi naturale pensare a un riallestimento della collezione che partisse dai “fondamentali”, da quelle opere che rappresentano il cuore della collezione, inteso sia come core (principale focus di ricerca) e anche come animo pulsante. Con Antonio condividiamo da sempre un interesse profondo per le sperimentazioni e manifestazioni dell’arte concettuale, e credo che questo resterà un cardine intorno a cui la collezione continuerà a svilupparsi.
Il mio compito, in qualità di curatore, è stato quello (dopo la fase di ricerca e acquisizione delle opere) di restituire una lettura della collezione che fosse quanto più possibile partecipativa. Vorremmo che questa avventura collezionistica, fatta di passione, entusiasmo e dedizione, venisse condivisa con un pubblico quanto più ampio possibile e quanto più motivato e interessato. Per questo ho pensato di utilizzare questo binomio THINGS / THOUGHTS, perché l’idea è quella di utilizzare le opere come attivatori di pensiero, ma anche – in un gioco di riflessi – di chiedere a ogni spettatore di diventare un pensatore, aggiungendo alla stratificazione di senso di ogni opera una lettura personale».
«Partiamo da alcuni padri del concettuale e dell’arte povera come Kawara, Opalka, Anastasi, Manzoni, Boetti e Prini, per arrivare a maestri viventi come Meuser e Steinbach, fino ad artisti più giovani come Leutenegger, Ryan e Egan».
«Le acquisizioni più recenti portano sempre con sé un’onda di entusiasmo, per la novità, per la sensazione di aver aggiunto un tassello ad un puzzle ideale, per i nuovi equilibri che si creano con le opere più storiche. Quindi siamo particolarmente contenti di includere nell’esposizione opere arrivate di recente come una biro di Boetti, lo Standard di Prini e una scultura del 2021 di Meuser».
«Vorremmo che questo allestimento, oltre ad essere visto e “partecipato” da più persone possibili, potesse trovare un modo per “vivere” attivamente attraverso appuntamenti che ne approfondiscano temi, autori, letture storico-filologiche. Stiamo lavorando ad un programma pubblico che possa agire in questo senso».
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