Categorie: opera

Masaccio | il Tributo

di - 19 Marzo 2002

Masaccio
il Tributo,

affresco cm 247 x 597
Firenze,
Cappella Brancacci,
Chiesa di Santa Maria del Carmine.
1425-26.

Masaccio fu assieme al Brunelleschi e a Donatello uno dei protagonisti del Rinascimento del primo Quattrocento, che sorse a Firenze e in seguito si diffuse nel resto della penisola… La sua vita fu molto breve, morì infatti, in circostanze sconosciute, attorno ai ventotto anni, ma fece in tempo a dipingere alcuni fra i più importanti capolavori di tutti i tempi. Fra questi spiccano gli affreschi della Cappella Brancacci eseguiti in assieme a Masolino da Panicale, in cui sono rappresentati episodi tratti dalla vita di San Pietro, soggetto abbastanza inusuale per dei dipinti. Per comprenderne il significato bisogna considerare che il santo veniva associato al pontefice e per esteso alla chiesa, Pietro stesso fu investito di questo incarico da Cristo in persona; ne risulta quindi che scopo dell’opera era quello di rafforzare l’immagine del papato che, in quel periodo, era appena uscito da una grave crisi durata parecchi anni, nei quali si arrivò ad avere anche tre papi contemporaneamente.
Il Tributo è una delle prime scene del ciclo, eseguito interamente da Masaccio ad esclusione della testa del Cristo opera di Masolino; l’episodio è tratto dal Vangelo di Matteo (17, 24-27). In pratica viene chiesto a Gesù di pagare il tributo per il tempio (tassa che tutti gli israeliti erano tenuti a pagare annualmente per il mantenimento del tempio) il Signore per tutta risposta manda San Pietro a pescare: l’apostolo troverà nel ventre del pesce appena pescato la moneta per il tributo.
Questa scena evangelica viene suddivisa in tre episodi distinti dall’artista: al centro del dipinto Gesù, attorniato dai discepoli ordina ad un Pietro titubante di andare a pescare, sullo sfondo a sinistra si vede il santo che estrae la moneta dalla bocca del pesce, infine in primo piano a destra Pietro paga il tributo all’esattore. In pratica Masaccio, utilizzando una tecnica ancora medievale, senza considerare una scansione di tempo, fa accadere contemporaneamente tre momenti, replicando più volte i protagonisti è come se srotolasse la storia davanti agli occhi dello spettatore. E’ però vero che questo retaggio di pittura medievale è ampiamente bilanciato dalla modernità di altre parti a cominciare dalla prospettiva e da tutto il paesaggio in cui sono inserite le figure.
La prospettiva è esatta, scientifica, secondo le regole elaborate in quegli anni da grandi teorici ed artisti come il Brunelleschi o Leon Battista Alberti, le linee prospettiche convergono esattamente sulla testa del Cristo, che pur essendo protagonista indiretto resta il centro della composizione, questo in qualche modo sottolinea come anche le leggi dell’ottica, le leggi naturali indirizzino a lui e siano sotto il suo controllo.
Altri particolari che danno il senso delle distanze sono legati agli alberi che rimpiccioliscono in lontananza e dalle montagne piĂą scure in primo piano, piĂą sbiadite sullo sfondo.
Le figure degli apostoli, del Cristo e del gabelliere sono solide, massicce, dall’aria severa, così come i panneggi sembrano scolpiti dalla luce radente proveniente dalla destra, che allunga le ombre dei protagonisti sul suolo. E’ importante sapere che il dipinto si trova a sinistra della finestra nella cappella, infatti Masaccio fa giungere la luce del dipinto dalla stessa direzione della luce reale, secondo un accorgimento tipico dell’epoca.
La disposizione del gruppo centrale è a semicerchio, ogni figura occupa uno spazio ben preciso e ben identificabile, Gesù ovviamente è al centro; è probabile che questa idea sia stata ripresa dai mosaici paleocristiani presenti in gran numero a Roma, sappiamo infatti che Masaccio compì quasi sicuramente un viaggio nella città eterna nel 1423 in occasione del giubileo.
Per concludere i visi degli apostoli, sono in buona parte ben differenziati, tanto che è probabile siano ritratti di persone realmente esistite e conosciute dal pittore; era infatti una consuetudine a quei tempi rappresentare conoscenti o amici o committenti nei propri dipinti.

Bibliografia essenziale:
Masaccio 1422. Il Trittico di San Giovenale e il suo tempo, (Federico Motta 2001)
Masaccio : la Cappella Brancacci a Firenze : volume 1. / testo di Mario Salmi – Milano
Masaccio: la Cappella Brancacci / di Ugo Procacci – Firenze – 1965
Masaccio : la Cappella Brancacci / testo di Ferdinando Bologna – Milano – 1969
Fatti di Masolino e di Masaccio e altri studi sul Quattrocento (1910-1967), 1975
Longhi Roberto; Sansoni
Nel segno di Masaccio: l’invenzione della prospettiva / a cura di Filippo Camerota – Firenze – 2001

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M. M.

OPERA è un progetto editoriale a cura di Daniela Bruni

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