Categorie: Personaggi

Addio Ozzy Osbourne: morto il re dell’Heavy, la classe operaia va all’inferno

di - 23 Luglio 2025

John Michael Osbourne, frontman dei Black Sabbath e acclamato “Re delle Tenebre” dell’hard rock, è morto il 22 luglio 2025, come si apprende dal comunicato della moglie Sharon: «Con più tristezza di quanto le parole possano esprimere, riportiamo che il nostro amato Ozzy Osbourne è passato a miglior vita stamattina. Era con la sua famiglia e circondato da amore». Il cantante lottava contro il Parkinson dal 2019, tuttavia, ciò non gli aveva impedito di presentarsi sul palco per l’ultima reunion con i Black Sabbath nella sua città natale, Birmingham.

Al concerto d’addio, rinominato appunto Back to the Beginning, dove sono state registrate più di 55 mila presenze, il cantante ha raccolto circa 190 milioni di dollari a favore della ricerca sul Parkinson. Le cause della morte, però, sono ancora tenute private.

La sua vita non è stata né sana, né facile: nato da una famiglia operaia di Aston, la futura icona dell’heavy metal fu bullizzato a scuola – da cui deriva il suo nomignolo Ozzy, datogli a causa della balbuzie che gli impediva di pronunciare correttamente il suo cognome – poi abusato sessualmente, quindi arrestato, fino a vari tentativi di suicidio. Poi, la musica: in seguito a un suo annuncio lasciato in un negozio di dischi, fondò con Bill Ward e Tony Iommi – uno dei bulli della scuola – i Polka Tulk Blues Band.

Punto di partenza erano le sonorità dei Beatles ma presto virarono verso una musica decisamente più heavy, intrisa di elementi gotici e dark. Così, prendendo spunto dalla traduzione americana de I tre volti della paura di Mario Bava, nacquero i Black Sabbath, ovvero “I Beatles dell’heavy metal”, secondo la definizione di Dave Navarro.

I Black Sabbath non solo hanno contribuito a spalancare le porte a generi quali doom, heavy metal, stoner ma hanno tracciato quelli che ne sarebbero diventati i tratti caratteristici, dall’estetica, alla tecnica, ai temi: basti pensare che furono i primi ad accordare le chitarre un tono più in basso del normale, lanciando una vera e propria regola in ambito metal, vale a dire il downtuning. Oppure l’alternanza tra suites acustiche e riff distorti all’interno dello stesso pezzo.

In seguito a pietre miliari come Sabotage e Sabbath Bloody Sabbath, il massiccio e costante consumo di droghe e alcool unito allo stress dei tour, spinse Ozzy a lasciare la band: da quel momento in poi, la sua vita è un continuo saliscendi di droghe, problemi con la legge ma anche tanta musica, grazie al progetto Blizzard of Ozz (poi semplicemente Ozzy Osbourne) il cui primo disco omonimo gli valse un disco di platino negli Stati Uniti e un disco d’argento nel Regno Unito. Tutt’oggi è al nono posto nella classifica Rolling Stones dei migliori album metal di sempre.

Non soltanto performer navigato ma vera e propria icona pop. La sua capacità di giocare ironicamente con la sua immagine e le stranezze comportamentali, lo hanno reso un personaggio televisivo, di volta in volta calato in ruoli bizzarri: tra i più divertenti, c’è sicuramente il cameo nel film Trick or Treat (Morte a 33 giri in Italia) nei panni del reverendo Aaron Gilstrom, strenuo oppositore dei gruppi heavy metal; e in Little Nicky, dove, interpretando se stesso, stacca a morsi la testa di un pipistrello, esorcizzando così quell’atto che gli fu attribuito molti anni prima e che lo stava portando alla morte.

Così, tra un eccesso e l’altro, Ozzy era arrivato fino a luglio del 2025, deciso a un’ultima reunion con i Black Sabbath, forse già conscio di una sua prossima fine. Aveva già dato il suo consenso, insieme alla moglie Sharon, per la morte volontaria assistita presso la clinica svizzera Dignitas, nel caso in cui i coniugi avessero contratto una malattia degenerativa.

Nonostante ciò – o forse grazie a ciò – Ozzy si era forse sentito in dovere di tramandare ai posteri un lascito artistico che lo vedesse salire sul palco per l’ultima volta sulle sue gambe, insieme alla famiglia e agli amici di sempre. Uno sforzo di cui era conscio e che sapeva avrebbe potuto sfinirlo: la preparazione della reunion a Victoria Park è iniziata mesi prima del concerto vero e proprio, coadiuvata da medici e trainer.

Così, guidato dalla sua caparbietà e dall’amore verso i fans, a cui ha dedicato pensieri toccanti e di sincero ringraziamento, è riuscito a sedersi – sempre aiutato da collaboratori – su un trono nero posto sulla ribalta dello stage, pronunciando le sue ultime parole di ringraziamento: «Non so cosa dire, sono stato a letto per sei anni. Non avete idea di come mi senta – grazie dal profondo del mio cuore. Siete tutti speciali. Ora divertiamoci, forza».

Se è vero che la via dell’eccesso conduce al palazzo della saggezza, è lì che deve trovarsi in questo momento Ozzy, circondato dalle sue amate tenebre, che sembrano far risuonare i versi di Goodbye to Romance: «Goodbye to friends, I tell you, goodbye to all the past. I guess that we’ll meet, we’ll meet in the end».

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