Categorie: Personaggi

Piccoli musei crescono

di - 5 Dicembre 2015
Nel cuore dell’Emilia, in un piccolo paesino medievale al confine tra Bologna, Ferrara e Modena sorge il MAGI900, un museo che non ti aspetti. Una realtà che ti sorprende per come riesce a dialogare con il territorio che lo ospita, per la bellezza e la ricercatezza delle sue collezioni e per un’architettura moderna in continua espansione, che per un attimo ti fa dimenticare di essere a Pieve di Cento, immergendoti in un’atmosfera da grande capitale dell’arte.
Dietro questo progetto c’è un uomo, un grande filantropo di cui il territorio emiliano può vantarsi. Classe 1932, Giulio Bargellini è stato uno dei più importanti imprenditori italiani, un pioniere della nuova economia capace di risollevare il nostro Paese dalla povertà del secondo dopoguerra e di creare nel tempo un’azienda da più di trecento dipendenti, la G. Bargellini &C., leader nel settore della produzione di sistemi per l’illuminazione di emergenza. Aperto nel 2000, recuperando gli spazi di un vecchio silos per il grano degli anni Trenta, il MAGI900 inaugura oggi una nuova ala espositiva, il suo terzo grande ampliamento (dopo il recupero della sede principale e l’intervento del 2005), che segna anche un ritrovato momento di slancio per le attività espositive e di promozione del museo su scala nazionale. Personaggio affabile e pieno di energia, Giulio Bargellini ci racconta della sua passione per l’arte e del progetto MAGI900.

Quando è nato il suo interesse per l’arte?
«Non so bene neanch’io come sia successo di preciso. Ero un imprenditore e ad un certo punto della mia vita mi sono avvicinato all’arte, e mi sono ritrovato circondato da artisti. Forse troppi (sorride, ndr). Per questo una volta Luciano Caramel mi disse che più che un collezionista d’arte, collezionavo artisti. Quando sono venuto a sapere che il Comune di Pieve aveva intenzione di demolire il vecchio silos di grano del 1933, che oggi è il cuore del museo stesso, ho avuto subito l’istinto di recuperare questa struttura storica e di farne la sede delle mie collezioni».
Si ricorda qual è stata la prima opera che ha collezionato?
«Sì, era un’incisione di Tono Zancanaro, un artista grafico padovano a cui sono particolarmente legato e a cui ho dedicato una sala apposita nel museo. In generale, mi piace lavorare sui singoli artisti, dedicargli uno spazio preciso in cui si possa comprendere appieno la loro ricerca. L’ultimo ad entrare in collezione, invece, è stato Concetto Pozzati».

Oggi il MAGI900 si completa con una nuova struttura, un nuovo edificio di duemila metri quadrati collegato ai due preesistenti. Questo nuovo ampliamento quali cambiamenti comporta?
«Da imprenditore, sono abituato ai cambiamenti. Ho cominciato con un’impresa di 25 metri quadrati e ho concluso la mia attività con una di 30mila. Quasi tutti gli anni si facevano questi ampliamenti che dovevano essere sempre gli ultimi, ma poi… La stessa esperienza la sto facendo nell’arte. Pieve di Cento è un paesino medievale, “la piccola Bologna” come viene chiamata. Forse è un po’ isolato, ma noi siamo aperti al mondo. E lo siamo attraverso internet, ma non solo. Nel 2013 abbiamo inaugurato il MAGI Cina, una collaborazione con alcune realtà artistiche della regione del Guangzhou che ci ha portato ad esporre le nostre collezioni in Oriente. Ma siamo presenti anche in Africa, in Kenya e nello specifico a Malindi, dove abbiamo promosso la terza edizione della Biennale d’arte curata da Achille Bonito Oliva e dove abbiamo avviato una collaborazione tra artisti italiani e artisti africani. Nove anni di lavoro che si sono tradotti in una trentina di opere che formano un nucleo apposito di lavori esposti nel museo. Ma la nostra è un’attività che resta sempre saldamente legata al territorio, con il quale dialoga di continuo. La forza del MAGI900 è proprio quello di essere un museo capace di andare incontro alla gente, di essere un luogo in grado di accogliere i suoi visitatori e di creare con loro un dialogo che li invoglia a tornare».

Pieve di Cento è stato uno dei comuni più colpiti dal terremoto del 2012. Come avete vissuto quei terribili momenti?
«In quei giorni ho deciso di mettere il museo a totale disposizione della comunità. Il MAGI è così divenuto sede per assemblee comunali, un teatro, un luogo in cui celebrare messa. E continuiamo ancora oggi la nostra attività legata al terremoto, occupandoci del restauro delle opere della chiesa Collegiata di Santa Maria Maggiore, della grande pala d’altare di Guido Reni e degli altri grandi esponenti del seicento emiliano conservati al suo interno come il Guercino, il Gessi, Lavinia Fontana e il Passarotti. Un restauro che resta visibile e aperto al pubblico, perché tutti possano avere l’occasione di vedere da vicino questi lavori e di imparare a conoscerli».
Progetti per il futuro?
«Il MAGI900 sta attraverso una grande fase di rinascita. Stiamo valutando bene la strada da intraprendere. Per il momento dopo l’inaugurazione continueremo con gli appuntamenti legati a Pieve di Cento, piccole mostre e appuntamenti al museo, mentre prepariamo la prossima stagione espositiva».
Leonardo Regano

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