Categorie: Personaggi

Un ricordo di Cormac McCarthy, scrittore del ventre teso dell’America

di - 14 Giugno 2023

«Afferrò il remo e si aprì un varco tra le secche e rimase lì a guardare il rosso intenso del tramonto scurirsi e morire». È una scrittura asciutta ma non secca, limpida, una conseguenza di parole perfettamente modulata sull’azione in corso, tra le mani graffiate, davanti agli occhi impregnati d’aria salmastra, calibrata sull’immediatamente vicino e sull’inafferrabile suggestione del remoto. Non è difficile riconoscere Cormac McCarthy, anche in questo suo ultimo libro, The Passenger, pubblicato recentemente in Italia da Einaudi e immaginato dall’autore in stretto dialogo con un’altra storia, Stella Maris, di prossima uscita, sempre per la casa editrice torinese. Nella lunga parabola dello scrittore, c’è stato un solo, evidentissimo, personale, sincero modo di dire le cose, dal primo titolo, The Orchard Keeper, 1965, fino agli ultimi. Mai spietato, perché in fondo le cose, anche quelle che appaiono violente, efferate, irrazionali, prima di tutto, prima di ogni giudizio o etica, accadono. McCarthy le afferrava dalla sua fervida immaginazione ma non eccedeva nella produzione di fantasia: la polvere, il sangue, le tracce degli inseguiti, le piste degli inseguitori, il grande mistero che mette sulla stessa linea narrativa vittime e carnefici, martiri e giudici, Figli di dio e Procuratori, tutto è già nell’orizzonte sconfinato della realtà, in un unico, lungo piano sequenza. Questo era il mestiere di Cormac McCarthy, uno degli ultimi scrittori realmente grandi, realmente se stessi.

Providence, Rhode Island – città natale anche di un altro grande maestro di atmosfere americane, il pittore William Congdon, oltre che di H.P. Lovecraft – e poi Knoxville, Tennessee, segnata dall’arrivo della ferrovia, nel 1855, e dalla guerra civile americana. Quindi El Paso, Texas, attraversata dal Rio Grande e circondata dal deserto di Chihuahua. E infine Santa Fe, Nuovo Messico, ultima sua residenza, la più antica capitale statale degli Stati Uniti, fondata dai coloni spagnoli nel 1610 sul suolo dei nativi Tewa. Sono alcune tappe della sua vita sempre appartata e, probabilmente, tra le più significative per la formazione della sua narrativa, insieme a un viaggio in Europa, nella metà degli anni ’60.

Ma sono le radici contorte di un’America enorme e sublime, ad affondare nella scrittura di McCarthy. Che sia il mito della frontiera e la sua decadenza, il sudore dei cavalli e lo sferragliare dei treni – The Border Trilogy – o una distopia cronologicamente imprecisata, allucinante e immotivata – The Road – le sue sono sempre storie di passaggi rapidi, incandescenti, trasversali rispetto alla modernità e sul baratro del futuro, a caccia di scalpi da esigere o destini da riannodare, viaggi di formazione o di annichilimento verso la catastrofe e la speranza. Personaggio invisibile nella scena letteraria internazionale – pur se convitato di pietra per generazioni di autori, proprio come Thomas Pynchon ma con meno culto della personalità – McCarthy ha contribuito in maniera decisiva a descrivere l’epos americano, fin nei suoi rivoli più oscuri e densi. Se Jack Kerouac, di dieci anni più vecchio, era la testa degli Stati Uniti, la strada cerebrale, schierata, l’urlo esplosivo, McCarthy ne rappresentava il ventre teso, muscolare, concentrato.

Alcuni scrittori portano la scrittura in luoghi pericolosi, che fanno letteralmente paura. Cormac McCarthy lo faceva con eleganza, misura, precisione, con naturalezza. Andava nelle profondità, fino al punto di non ritorno, sapendo come fermarsi, trattenendo il respiro per riportare sulla pagina un oggetto prezioso, levigato dallo scorrere del tempo e del ritmo, bellissimo e tagliente.

Articoli recenti

  • Mostre

Le mostre da non perdere a dicembre in tutta Italia

L’appuntamento mensile dedicato alle mostre e ai progetti espositivi più interessanti di prossima apertura, in tutta Italia: ecco la nostra…

6 Dicembre 2025 21:00
  • Mostre

Milano riscopre Bice Lazzari con una grande mostra a Palazzo Citterio

Tra arti applicate e astrazione: in mostra a Palazzo Citterio fino al 7 gennaio 2026, il percorso anticonvenzionale di una…

6 Dicembre 2025 15:00
  • Progetti e iniziative

Spazi di Transizione a Bari: il waterfront diventa laboratorio urbano

A Bari, la prima edizione del festival Spazi di Transizione: promossa dall’Accademia di Belle Arti, la manifestazione ripensa il litorale come spazio…

6 Dicembre 2025 13:30
  • Musica

Il tempo secondo Barenboim: due concerti, un Maestro e l’arte di unire il mondo

Il mitico direttore Daniel Barenboim torna sul podio alla Berliner Philharmoniker e alla Scala di Milano, a 83 anni: due…

6 Dicembre 2025 12:30
  • Fotografia

Le fotografie di Alessandro Trapezio sovvertono i ruoli dello sguardo

In mostra da Mondoromulo, dinamica galleria d’arte in provincia di Benevento, due progetti fotografici di Alessandro Trapezio che ribaltano lo…

6 Dicembre 2025 11:30
  • Musei

Riapre la Pinacoteca di Ancona: nuova vita per il museo Francesco Podesti

La Pinacoteca Civica Francesco Podesti di Ancona riapre al pubblico dopo due anni di chiusura, con un nuovo allestimento delle…

6 Dicembre 2025 10:30