Un telo su Guernica |

di - 17 Febbraio 2003

Non è passato molto sotto silenzio, qualcuno se n’è accorto. Per il perentorio discorso alle Nazioni Unite del Segretario di Stato statunitense sulle “prove” per attaccare l’Iraq, il grande arazzo rappresentante Guernica di Picasso, omaggio dei Rockfeller all’ONU e presenza fissa nella sala del Consiglio di Sicurezza dagli anni ’60, è stato coperto da un telo. Desiderio personale di Powell o iniziativa di qualche sottoposto, quello che sappiamo è che quell’immagine nota a tutti come grande monito contro la violenza della guerra è stata oscurata, con una mossa che rientra nella logica dell’unilateralità e del paradosso con cui questa guerra sta cominciando: la colpevolezza dell’Iraq è certezza e Guernica non è mai stato dipinto.
L’immensa circolazione di informazioni ed immagini che caratterizza questo inizio millennio impone al potere la necessità impellente di controllare l’immaginario dei popoli occidentali, per incanalare un’opinione pubblica passibile di oscillazioni dal consenso, o indifferenza, all’opposizione, anche solo intellettuale. Creare un’atmosfera diffusa di distacco è funzionale alla guerra quanto la retorica bellicista, e passa per l’accecamento delle coscienze. Del resto un comportamento del genere sembra essere connaturato nell’azione pubblica americana, tanto che, in analogia, subito dopo l’11 settembre 2001 venne censurata nelle radio americane la canzone “Imagine” di John Lennon, come per impedire eventuali pensieri di serenità e speranza nella società colpita.

Guernica, immensa tela ad olio datata 1937, attualmente conservata al Centro de Arte Reina Sofìa di Madrid, nasce a ridosso della personale esperienza di guerra di Pablo Picasso: siamo all’epoca della guerra civile di Spagna, e la piccola città di Guernica viene rasa al suolo da aerei tedeschi, alleati del generalissimo Franco, seminando morte e disperazione. A Picasso non basta illustrare, e denunciando la tragica contingenza dell’orrore di una città crea un’opera d’arte grandiosa. Alla vigilia della guerra del 2003 questo simbolo viene deliberatamente oscurato: la sua presenza non avrebbe reso credibili le prove di Powell, finalizzate a dimostrare la giustezza di questo attacco. Ma togliendo visibilità alla rappresentazione, viene confermata la straordinaria potenza evocativa e l’ecumenicità del messaggio: Guernica città violata e umanità violentata è quella porzione di orrore che costa una guerra, bestie impazzite e madri straziate, nel momento in cui il muro scoppia e la casa inghiotte, le notti già di Sarajevo, di Hebron e di Grozny e di nuovo di Baghdad.

valeria carnevali

[exibart]

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  • ... ops, dimenticavo:

    Un gran bel gesto dell'ONU questa copertura... dell'unica entità politica in cui, insieme ad un'infinità di persone, spero, credo ancora!

  • ["...nasce a ridosso della personale esperienza di guerra di Pablo Picasso."]

    "Guernica" è una grande icona internazionale dedicata all'assuridità e all'atrocità della guerra...

    ... riguardo all'"esperienza personale" resta da dire però che Picasso non si è mai scomodato dal suo atelier di Parigi durante la guerra civile spagnola... l'amico Hemingway, proprio per schernirlo, di passaggio da Parigi rientrando dal fronte di una guerra perduta contro i franchisti passò da monsieur Pablo consegnando un cofano di legno al segretario del maestro... contenente delle bombe a mano non esplose contro i nemici della libertà del paese del pittore...

  • Una riproduzione murale di guernica si trova anche su una parete esterna dell'accademia di belle arti di Baghdad. chissà lì cosa ne hanno fatto...

  • Eccellente articolo. Stracomplimenti a Valeria Carnevali!!! Riguardo al merito della questione, Powell può coprire quanto vuole Guernica, ma tanto il Re è nudo...

  • Per finire, e ricollegarmi al messaggio precedente...caro Fabio: se Picasso fosse rientrato in Spagna,da Parigi, per andare a combattere a difesa della Libertà della sua Terra,avrebbe realizzato Guernica nel 1937? a prescindere se ci avesse rimesso le penne o meno.
    Se ce le rimetteva...non avremmo avuto questo capolavoro a difesa della Pace. Se non ce le rimetteva,l'avrebbe realizzato postume...magari con una mano amputata o con una sola gamba,o n solo occhio...o anche perfettamente sano,ma comunque traumatizzato! No gli artisti lasciateli in PACE...il loro compito è un altro.

  • ...Per rispondere a Fabio,se farà ancora una capatina da queste parti...visto che l'articolo è datato prima dell'invasione dell'Iraq...
    Un artista o fa la guerra...o realizza opere per denunciarla. Erano i futuristi favorevoli finanche alle guerre...come "pulizia del mondo".
    Intanto ci rimise le penne Antonio Sant'Elia,un promettente e valido artista-architetto.Aveva poco più di vent'anni. Cosa ci è rimasto di lui: pochi progetti,schizzi e studi vari...e tanta tristezza. Invece Duchamp,artista premonitore e saggio,prima dello scoppio della 1^ Guerra Mondiale,partì(mi pare) per l'Argentina),stabilendosi poi negli U.S.A a New York...dove in una famosa mostra del 1917,espose la Famosa Fontana...un Bidet rovesciato, che passò inosservato,scambiato per un rifiuto dimenticato lì per terra,sul pavimento della galleria. Da allòra,negli U.S.A.(da parte di Duchamp e di altri artisti europei che ripararono lì)fu gettato un seme che portò allo sviluppo e alla nascita dell'Arte Moderna e Contemporanea Americana,dove negli anni 60,si ebbe la massima espressione nella Pop Art.
    L'artista non è e non potrà mai essere un guerrafondaio(senza per questo essere un vile o un codardo...anzi)...altrimenti avremmo un mondo di militari e di soldati addetti alle guerre...e l'arte che fine farebbe?

  • l'articolo di Valeria Carnevali...??indecifrabile, confusionario e atteggiante ...frasi e pensieri sconnessi...spero che non figuri nei libri paga della redazione EXIBART...!!!per quel poco che si e` capito , e` contro la guerra ....ma non c'era bisogno di piantare un gran casino di pensieri filosofici senza capo ne coda per attaccare l'amministrazione Bush..!! Se il mondo Occidentale ha bisogno di intellettualita`per combattere le guerre, allora Valeria deve trovare degli argomenti un po` piu`convincenti per giustificare la sua avversita` al conflitto in Medio Oriente !!! L'attitudine di Valeria rispecchia quello che di peggio le societa`civili offrono ai loro sudditi in termini di liberta`....Vorrei sapere da Valeria cosa ne sarebbe stato di lei se in un Paese come L'iraq avesse attaccato il regime del Rais come ha attaccato l'amministrazione Bush...!! L'abuso da lei commesso verso un Paese che le da` il permesso e la liberta` di insultarlo e` quanto mai deprecabile, e da parte della redazione EXIBART non dovrebbe essere tollerato.....questi sono i classici atteggiamneti che stanno portando la Nostra Cultura in via di Estinzione..!!! Arny *******Penso che il quadro sia stato coperto non per propaganda ma per rispetto.....Cosa ne sarebbe stato se il discorso fosse stato fatto senza coprire il quadro...??? Cosa avrebbe detto allora la nostra cara Valeria...????

  • Caro RAIMONDI...di MONDO ce n'è uno solo, ed è inutile che lei si faccia chiamare al plurale.
    Un Mondo in mano a Bush, Blair e Berlusconi(e poi ci si mette anche Putin a dare un suo contributo...nel caso Cecenia), attualmente, è destinato ad accelerare i tempi per la sua autodistruzione, in modo irreversibile...a parte tutti i dittatorelli, come Saddam Hussein, sparsi in gran parte del terzo mondo, che vanno combattuti con l'intelligence, e non con guerre che provocano solo disastri e tragedie umane, ambientali ed economiche.
    E poi lei che fa la predica dal Canada ( un paese civile che ammazza tutti i cuccioli di foche!?...avevo un'altra opinione di questa nazione). Si vergogni...perché non denuncia questo crimine del suo governo contro questi animali innocenti e indifesi. E' come ammazzare tutti i bambini di un Asilo Nido...senza nessuna pietà. Si vergogni! Lei e il suo paese dove abita e forse lavora, perché emigrante da un'Italia sempre più in declino? Per questo non posso fare altro che compiatirla...

    N.B. Lo sa che Bush ha cambiato nome? Adesso si chiama BUSH LADEN

    Don Diego

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