A Torino l’arte è vivente |

di - 3 Marzo 2006

C’è un’idea (far convivere en plein air arte contemporanea e tecnologia) e c’è un sogno (accrescere la sensibilità nei confronti della natura attraverso l’arte). Sono queste le direttrici di un progetto che, dopo due anni di gestazione a cura degli architetti Gianluca Cosmacini, Alessandro Fassi, Massimo Venegoni e dell’arte-terapeuta Tea Taramino, potrà concretizzarsi a partire da settembre 2006.
Battezzato PAV (Parco d’Arte Vivente) dal suo vulcanico ideatore –l’artista Piero Gilardi– vedrà la luce nell’area industriale dismessa delle ex Officine Framtek di via Giordano Bruno. “La Città si è innamorata del progetto di Gilardi” ha sottolineato Giovanna Incisa Cattaneo, Presidente della Fondazione Torino Musei “perché utilizza materiali ecologici e soprattutto perché c’è un rapporto con un privato (l’AMIAT) che si è impegnato a gestire il parco dal punto di vista della manutenzione. Perciò una spesa in meno per il Comune e per la mia Fondazione che già gestisce i Musei Civici”. E che gestirà anche questa nuova istituzione, frutto dell’investimento congiunto (circa 2.500.000 euro) di pubblico e privati come la Fondazione CRT, la Compagnia di San Paolo e vari sponsor.
Ma, “più che un museo o un parco” secondo l’architetto Cosmacini “sarà una piattaforma verde senza viali, che riceverà le opere e la costruzione di un edificio BIOMA”. Ovvero il primo “edificio solare passivo” del Piemonte, perché impiega sistemi di riscaldamento ecocompatibili. In cosa consista tutto ciò, lo spiega direttamente ad Exibart Piero Gilardi: “Nel mondo ci sono svariati parchi d’arte; il parco-cattedrale come il Giardino dei Tarocchi di Niki de Saint Phalle in Maremma e il parco-percorso nel bosco come il Passo Sella in Trentino. Il PAV sarà un parco-laboratorio. Il terreno, attualmente, è tutto piatto e ingombro di macerie edilizie della fabbrica preesistente sulla quale creeremo delle colline. E poi prato, cespugli e boschetti, ma senza sentieri; così il pubblico potrà aggirarsi tra le opere direttamente sull’erba”.

Già, le opere appunto, quali saranno? “Una delle prime” continua Gilardi “sarà Tréfle di Dominique Gonzalez Foerster. L’artista francese scaverà un canyon. Invece Nils Udo edificherà una collina”. E fin qui, gli spazi esterni, mentre “dentro l’edificio ottagonale parzialmente interrato ci sarà un percorso di sette installazioni virtuali. Ad esempio, il progetto di Ennio Bertrand impiegherà delle tecnologie sensoristiche: una sequenza di paletti che, al passaggio del corpo umano, emetteranno ciascuno una nota musicale”. Insomma all’interno del PAV ci sarà un percorso interattivo e tecnologico, con un ricorrente uso di touch screen ad esempio.
Il rischio ripetitività? Si cercherà di ovviarlo rinnovando le installazioni “ogni cinque anni nei temi, nei contenuti e nei dispositivi”.
Ma c’è ancora dell’altro dentro al progetto. Si parla di un laboratorio, sempre dentro la bioarchitettura, diretto dall’arte-terapeuta Tea Taramino, nel quale “si avvicenderanno corsi su espressione gestuale e biologia creativa”. Il tutto supportato dalla presenza di animatori che “avranno comunque come base una preparazione artistica. Persone con doppia capacità, produttiva e speculativa, che avranno tra i vari compiti quello di accompagnare il pubblico dentro il parco”.

Qualche nome tra gli artisti presenti lo abbiamo fatto. Ma secondo quale criterio sono stati selezionati e invitati? Si tratta di personaggi “affini alla Land Art o, meglio, al movimento Art in Nature/Art en Nature. Ma abbiamo ampliato la nostra ottica anche ad artisti dell’area relazionale. Per esempio, Dominique Gonzalez Foerster ha aderito a questa iniziativa non tanto per aver già realizzato due giardini, uno a Kassel durante la scorsa Documenta e uno a Grenoble, ma soprattutto” insiste Gilardi “in quanto artista relazionale”.
Il programma del PAV si svilupperà gradatamente, in modo da permettere a gruppi di visitatori, in collaborazione con gli artisti, di partecipare attivamente alla costruzione del parco. Ma l’obiettivo è ancora più ambizioso. L’idea è quella di organizzare, a partire dal 2007, una Biennale di Arte/Natura sparsa in tutti i parchi torinesi come quelli della Maddalena e delle Vallere. Realizzando opere in maniera meno invasiva possibile. “Sempre in una logica di dialogo con la natura, con i suoi cicli, con i suoi eventi temporali”.

claudia giraud

*articolo pubblicato sul numero 28 di Exibart.onpaper –febbraio / marzo 2006


PAV – Parco d’Arte Vivente
Torino, ACPAV – Associazione Culturale Parco d’Arte Vivente, corso Casale 121 – Per informazioni: tel/fax: 011 8191253; e-mail: info@parcoartevivente.it www.parcoartevivente.it


[exibart]

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