Fiera si, fiera no. Bologna al consuntivo

di - 27 Gennaio 2014
172 gallerie, 27 per cento di incremento tra le partecipazioni rispetto al 2013. Li abbiamo masticati per giorni questi dati, in attesa della 38esima edizione di Arte fiera. E nella serata di oggi probabilmente verranno diffusi i dati ufficiali sull’affluenza di pubblico, ma le cifre ufficiose, per chi è stato nei padiglioni 25 e 26 di piazza della Costituzione in questo week end, sono chiarissimi: un bagno di folla, che non ha abbandonato un momento i corridoi, e che si è messa diligentemente in fila alla cassa degli ingressi (anche se gli omaggi ai cancelli erano davvero parecchi).
Primo punto a segno per la “vecchia signora” delle fiere, che sicuramente quest’anno ha saputo promuovere decisamente meglio la sua immagine, a partire dai social network per finire con wi fi libero e gratuito per tutti gli operatori, superando in questo segmento Artissima. Ma si sa, la fiera non la fa il pubblico della domenica, per quanto interessato, e allora la parola la lasciamo ai galleristi, interpellando established e giovani, chi espone nella sezione dedicata ai “Solo Show” e chi nella fotografia, due delle novità di Bologna ArteFiera firmata Spadoni-Verzotti.
Il refrain strisciante, ma che non si vuole raccontare alla luce del sole, è che le vendite scarseggino. Non si dichiara apertamente, viene chiesto di non riportarlo, ma il dato commerciale quest’anno pare piuttosto al ribasso, almeno per alcuni. Poi c’è l’entusiasmo dei neofiti, che è altra cosa da chi a Bologna ci viene da anni e anni e che magari medita di fare come alcuni big che l’hanno mollata.
Il primo a raccontarci della sua prima volta ad Arte fiera è Dario Bonetta, titolare della galleria A+B di Brescia, scelto non a caso, visto che tra le pareti del suo stand c’è la giovane vincitrice del Premio Euromobil under 30, Nazzarena Poli Maramotti. Bonetta ha aperto la galleria tre anni fa e dopo due passaggi a The Others quest’anno si è presentato alla fiera bolognese con pezzi che hanno costi variabili: dai 350 euro ai 4mila. «L’affluenza di pubblico è ottima e siamo soddisfatti, anche se oggi è piuttosto difficile che un collezionista entri allo stand e decida di comprare su due piedi, sebbene abbiamo raccolto buone occasioni».
Poco più in là passiamo la parola a Mimmo Scognamiglio, ormai gallerista senior di Milano, che a sua volta parla di alcune vendite, tra cui quelle della giovane finlandese Jenni Hiltunen. «Penso che i collezionisti, specialmente oggi, abbiamo piuttosto paura di investire sui giovani; in questo la scelta dei direttori di aprire all’ ‘800 può essere vincente, così come l’attenzione verso il Moderno». Eppure anche il gallerista che  ha casa in via Ventura concorda che in fatto di pubblico Bologna è imbattibile, anche se «da parte dei galleristi potrebbe esserci un’inversione di tendenza verso Miart».
Come dargli torto: tra meno di due mesi tra i corridoi di Milano ci saranno diversi “big” che, chi più chi meno, in Emilia non fanno tappa da qualche anno: Alfonso Artiaco, Massimo Minini, Massimo De Carlo, Kaufmann Repetto, Prometeo, Lia Rumma (l’anno scorso presente con uno stand di “star”), e tanti altri milanesi di un certo peso, da Raffaella Cortese a Giò Marconi.
A Bologna, invece, ha fatto tappa il giovane-big Giacomo Guidi, piuttosto indeciso sul da farsi per il 2015. Se i grandi colleghi (e relativi prezzi) vengono a mancare, perché fare lo “squalo” in mezzo ai pesci piccoli e rischiare di diventare solo uno stand contenente pezzi museali, ma non alla portata dei collezionisti che frequentano la fiera emiliana?
Grande ritorno invece per Andrea Sassi di Dispari & Dispari Project di Reggio Emilia, che torna a Bologna dopo 12 anni con uno stand-solo show di Flavio Favelli, un omaggio agli anni ’70 visti attraverso le metamorfosi di locandine di film a luci rosse. Un progetto legato al proibizionismo, che mostra quanto la realtà “sociale” di 40 anni fa fosse più libera e, allo stesso tempo, ancorata più saldamente ai propri valori, tanto da non restare scandalizzata di fronte alla pornografia – quotidianamente in vista nelle città italiane – di quanto non lo sia ora, con una forma di violenza sessuale continuamente perpetrata tramite ogni canale, non solo televisivo. Decisamente uno degli stand migliori della fiera. «Sarebbe più interessante se vi fossero solo “mostre” e non spazi zeppi di lavori: almeno si farebbero progetti», spiega il gallerista. Come andrà a finire? «I contatti ci sono, ma è presto per fare bilanci: il valore di una fiera riuscita o meno si vedrà nelle prossime settimane e mesi».
Passiamo ai giovani. Traffic Gallery di Bergamo è alla sua terza partecipazione, con un progetto speciale di Corpicrudi, che sarà portato anche al Teatro dell’Elfo di Milano. Il gallerista, Roberto Ratti, ci racconta: «Quest’anno si avverte una flessione, e anche l’area destinata alle giovani gallerie non è delle migliori: troppo in fondo [al padiglione 26 n.d.r.]». Si vogliono promuovere gli “young” ma poi li si mettono in castigo, insomma. E su questo non ci piove: l’area, parallela a quella dedicata alle proposte di fotografia, al Padiglione 25, non è così frequentata: come in un incantesimo sembra che il pubblico si muova solo nella prima metà dei due padiglioni: «Piuttosto che puntare sull’800 forse sarebbe stato meglio promuovere altri focus, come quello legato alle realtà legate all’Est – ci spiega Ratti, che aggiunge- va bene il grande pubblico, anche se non sempre quantità fa rima con qualità dei contatti. Ma tutto sommato si tratta di una buona vetrina».
A pochi passi dai giovani, appunto, l’Est. Uno dei settori che davvero ha sviluppato maggior interesse in questa edizione: una manciata di gallerie sotto la cura di Marco Scotini, che anche al Museo Archeologico, come vi abbiamo raccontato, ha portato in scena una mostra ben riuscita.
Italiana e fuori dal circuito del focus “Est”, ma decisamente orientata sull’arte di quelle specifiche zone geografiche, è la milanese Laura Bulian, che ci parla di una fiera «molto vivace, dove anche le vendite sono state buone e dove si è in trattativa con alcuni collezionisti». Della stessa opinione anche Corrado Gugliotta, titolare di Laveronica di Modica.
Passiamo al Padiglione 25, alla sezione legata a MIA, la fiera milanese dedicata alla fotografia, parallela ai giovani del Padiglione 26.
Qui da Milano ci sono, tra gli altri, anche Valeria Bella Stampe e MC2. Le opinioni sono un po’ discordanti: per Claudio Composti (MC2) la collocazione risente dello stesso problema di isolamento che rimarcava anche Traffic Gallery, per Cristina Romanenghi (Valeria Bella) il problema è relativo e anzi si pensa già a cosa portare il prossimo anno, nel caso continui questa joint venture bolognese con la fiera di Fabio Castelli, che alla sua galleria ha portato ottime vendite. Composti, poi,  si allinea sulle dichiarazioni di Dispari & Dispari e Scognamiglio: «Come è andata la fiera si vedrà tra qualche tempo, ma fatto sta che spesso intorno ai giovani non c’è molta informazione, nonostante all’estero abbiano carriere spianate. Diversi collezionisti, e anche il pubblico, è abbastanza prudente quando si tratta di nomi che non conosce».
Ma, domanda delle domande, Bologna va fatta o no? «Assolutamente si. Perché è la vera fiera che attira quello che è il mercato italiano. Una galleria giovane non può mancare da Arte fiera: qui passano tutti i collezionisti della penisola» ci spiega il gallerista, che rimarca anche l’ottimo lo sdoganamento della fotografia, che pareggia un po’ il gap dell’800, in una fiera che dovrebbe essere d’arte Moderna e Contemporanea.
E a proposito di Moderno il giovane Umberto Benappi, da Torino, ci accoglie con parole di entusiasmo: è alla sua prima partecipazione ad Arte fiera, con uno stand che conta grandi pezzi dei primi anni Trenta, circa, del ‘900, e che conta tra gli altri anche Sironi e Fontana: «Ci sono state vendite e molti collezionisti. Per quanto ci riguarda siamo molto soddisfatti».
Insomma, anche quest’anno la torta pare essersi spartita, con alcune rimostranze. Sono probabilmente figlie dei tempi, di un portafogli italiano che langue e che spesso si aggira, vuoto, nel migliore dei casi per fiutare e comprare in altre circostanze, o aspettare il momento della “svendita”. O, ancora, per perdere un pomeriggio. Facendo perdere un po’ di tempo ai commercianti dell’arte, che dietro il “va tutto bene” nascondono un po’ di tensione: gli stand non costano tantissimo, 30 metri quadrati 5mila euro circa, ma che fare se nemmeno le spese vive si ripagano con qualche pezzo piazzato? E voi, pubblico di Exibart e addetti ai lavori, siete stati ad Arte fiera? E cosa pensate di questa manifestazione prettamente tricolore, in fase di transizione come il resto del Paese?

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  • La fiera bella come sempre, ma perchè non è stato invitato Safet Zec? Ho visto una sua mostra al Correr a Venezia: un artista a tutto tondo davvero emozionante: peccato non averlo invitato...
    mm

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