Ugo La Pietra, I segni della tradizione della ceramica di Montelupo. Un grande piatto decorato dall’autore, 2025
Per tre fine settimana consecutivi, Montelupo Fiorentino diventerà un grande studio creativo e condiviso, con Cèramica 2025. Il festival, giunto alla sua 32ma edizione, cambia pelle e calendario: non più un singolo appuntamento concentrato ma una rassegna dalla struttura rizomatica che trasformerà il borgo in un museo all’aria aperta, tra botteghe, forni, archivi d’impresa e spazi solitamente chiusi al pubblico. Il titolo scelto, Open Studio, è dichiarazione d’intenti: la ceramica tradizionale e contemporanea esce dai suoi spazi e attraversa il tessuto urbano.
Promossa dal Comune di Montelupo Fiorentino con la direzione scientifica della Fondazione Ceramica Montelupo, Cèramica si svolgerà nei weekend dal 6 al 21 dicembre 2025, mettendo in campo numeri da vera piattaforma che tiene insieme dimensione artigianale e ricerca contemporanea, produzione locale e scambi internazionali. 14 mostre, circa 80 artisti coinvolti, 76 eventi, una mostra mercato, tre residenze, dieci atelier aperti, 24 workshop, oltre a talk, visite guidate, laboratori per bambini e un fitto programma di incontri, il tutto a ingresso gratuito.
«Questa edizione del Festival e il tema scelto, Open Studio, nascono dall’esigenza di creare un osservatorio critico e operativo, capace di contemplare le trasformazioni del settore e di sostenere la circolazione internazionale di opere e autori», ci ha spiegato la direttrice della Fondazione, Benedetta Falteri. «Per farlo abbiamo scelto una modalità ambiziosa: una rassegna di mostre, workshop, atelier temporanei di artisti e artigiani in dialogo con i programmi di residenza e produzione, con un premio internazionale, con le attività formative e con l’ecosistema produttivo locale, senza dimenticare talk e incontri con grandi autori. In questo modo Cèramica non è solo una vetrina, ma vuole essere un processo che coinvolge artisti, curatori, laboratori, il pubblico e le istituzioni; un luogo di confronto in cui la ceramica contemporanea viene interrogata nelle sue possibilità espressive e nella sua capacità di incidere sul paesaggio culturale e urbano».
Forte di una storia ceramica che supera gli otto secoli e che ha reso il suo nome riconoscibile in tutto il mondo, Montelupo si offre così come distretto d’eccellenza, con l’intento di raccontare l’intera filiera, dal museo d’arte alla bottega, dalla sperimentazione tecnologica ai percorsi di formazione. Il sistema territoriale è pienamente coinvolto: il Museo della Ceramica e il MMAB, il Palazzo Podestarile con le mostre temporanee, la Fornace del Museo come luogo di residenze, workshop e didattica, la rete delle botteghe e degli studi d’artista, il Museo Archivio Bitossi come museo d’impresa, l’Atelier di Marco Bagnoli, il percorso di arte urbana site specific e la Scuola di Ceramica con il Centro Ceramico Sperimentale.
Sul piano espositivo, Cèramica 2025 tiene insieme tradizione e contemporaneità a partire da due figure cardine per il territorio. Da un lato, la grande mostra dedicata a Bruno Bagnoli, La vibrazione della materia, tra Palazzo Podestarile e Palazzo Comunale: a 50 anni dalla scomparsa, l’esposizione ripercorre le tappe principali dell’opera di un artista che ha saputo mettere in dialogo pittura, ceramica e scultura in grès, radicando la propria ricerca nella terra di Montelupo e proiettandola in una dimensione sperimentale. Dall’altro, l’omaggio a Eugenio Taccini, tra i più noti artigiani-artisti del territorio, con una mostra al Museo della Ceramica che ricostruisce l’evoluzione del suo linguaggio, parallelamente alla storia produttiva dell’area fiorentina e metropolitana.
Il nuovo concorso Open Studio – International Contemporary Ceramics Prize fotografa invece lo stato dell’arte della ceramica contemporanea su scala globale. Nello spazio Risorti sono esposte le 56 opere finaliste selezionate fra 55 candidature arrivate da 23 Paesi, con una sezione dedicata agli under 35. A individuare i vincitori, una giuria composta da Benedetta Falteri, Gabriele Migliori, Christian Caliandro, Eric Landon in arte Tortus, Matteo Zauli, mentre il pubblico potrà esprimere la propria preferenza partecipando all’assegnazione del premio dedicato. L’idea è costruire una mappatura di artisti, generazioni e geografie diverse, condensando in un solo sguardo la vitalità della ceramica contemporanea.
Accanto a queste mostre, il festival mette a fuoco anche una specificità tecnica e linguistica attraverso la collettiva Stoneware, Burning Passion, dedicata al grès nella scultura contemporanea di Montelupo: un nucleo di opere di ceramisti attivi sul territorio – da Ivana Antonini a Patrizio e Stefano Bartoloni, da Karin Putsch Grassi a Rachel Morellet, da Lizzy Sainsbury a Marco Ulivieri – che testimonia quanto il lavoro sul materiale sia ancora oggi terreno di ricerca condivisa, lontano da ogni folclore cartolinesco.
La dimensione internazionale e laboratoriale passa in primo luogo attraverso il programma di residenze. Tortus (Eric Landon), ceramista e designer americano di base a Copenaghen, fra le figure più influenti della ceramica da studio e seguito da una vastissima community digitale, lavora alla Fornace del Museo, trasformata per l’occasione nel suo studio temporaneo. Qui presenterà una project room con gli esiti della residenza e, alla Scuola di Ceramica, condurrà il workshop Movement of Clay, due giornate dedicate alla foggiatura al tornio elettrico come pratica che coinvolge corpo, postura e movimento, in un rapporto quasi coreografico con l’argilla.
In parallelo, l’artista post-concettuale Riccardo Previdi svilupperà un progetto che mette in dialogo ceramica e tecnologie digitali: nella project room alla Scuola di Ceramica esporrà i risultati della sua residenza, mentre il workshop L’esercito dei diecimila esseri porterà i partecipanti a modellare piccoli personaggi in argilla che verranno poi scansionati, trasformati in modelli 3D e nuovamente “restituiti” alla materia attraverso la stampa.
L’asse delle residenze si completa con l’artista belga Fabienne Withofs, vincitrice del premio della Fondazione Ceramica Montelupo alla Biennale di Manises, che lavora con la terra come metafora dei rapporti fra esseri umani e animali. La sua project room From Sheep to Ostrich alla Scuola di Ceramica metterà in scena questo fragile equilibrio, mentre il workshop Creating Japanese-style Bowls” è dedicato alla realizzazione di ciotole tradizionali giapponesi – chawan e yunomi – attraverso la tecnica del Kurinuki, scavando blocchi di argilla in un gesto diretto che esalta la bellezza dell’imperfezione.
Tra gli altri appuntamenti, la mostra mercato della ceramica, che in questa edizione registra un forte incremento di adesioni da tutta Italia e dall’estero, le visite guidate ai musei, agli atelier e al Museo Archivio Bitossi, le dimostrazioni a cura degli artigiani dell’Unione Fornaci della terracotta.
E poi, l’incontro dedicato alla figura di Taccini, la presentazione della nuova opera in ceramica di Ugo La Pietra – realizzata con la Bottega Bartoloni e destinata alle collezioni del Museo della Ceramica – e la cerimonia di premiazione dell’Open Studio Prize. Novità particolarmente significativa, i talk Cèramica Books, una mini-rassegna dedicata alle più recenti pubblicazioni sulla ceramica: Viola Emaldi in dialogo con Zauli, Irene Biolchini con Caliandro, Francesca Pirozzi con Nadia Carboni.
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