Roma è contemporaneamente palcoscenico, set fotografico, memoria storica, luogo di evocazione e sconfinamento nell’immaginario. Contenitore e contenuto. La presenza di grandi fotografi del passato e del presente – tra cui Henri Cartier-Bresson, Luigi Ghirri, Gabriele Basilico, Gianni Berengo Gardin, Claudio Abate, Massimo Vitali, Mitch Epstein– è assicurata accanto a quella dei fotografi più giovani, come Guy Tillim, Gea Casolaro e Paolo Pellegrin, solo per citarne alcuni.
Tutti loro attraversano il panorama umano del Novecento soffermandosi sulle più svariate situazioni. Contesti drammatici di violenza, fame, guerra, morte, accanto a testimonianze di trasformazioni sociali, momenti di evasioni letterarie o cinematografiche, visioni ironiche e talvolta oniriche e surreali, come pure paradossi di quotidiana banalità.
Oltre agli spazi istituzionali -alcuni luoghi ufficiali per eccellenza sono il Tempio di Adriano, Palazzo Caffarelli in Campidoglio, Palazzo Braschi, la Sala Santa Rita, il Museo di Roma in Trastevere, Palazzo Poli e Palazzo della Calcografia, il Museo Andersen- sono numerosissimi quelli privati, ambasciate e istituti di cultura esteri, gallerie, librerie, club e locali vari: significativa testimonianza della volontà di aprire le porte a quest’arte che, proprio nel corso del secolo scorso, vede il riconoscimento di forma artistica.
Dati alla mano, da quella prima edizione del 2002 (il titolo era La memoria), ideata e incoraggiata da Marco Delogu, tuttora direttore artistico, il Festival FotoGrafia di Roma è cresciuto, diventando un consueto appuntamento per appassionati e visitatori di passaggio. Lo scorso anno sono stati 100 mila i visitatori, di cui il 30% provenienti dall’estero: FotoGrafia, tra l’altro, è membro fondatore del Mese Europeo della Fotografia, insieme a Parigi, Berlino, Mosca, Bratislava, Lussemburgo, Vienna e Budapest, ed è inserito nel circuito del Photo Festival Union.
Seguendo una tradizione consolidata, che ha visto il coinvolgimento di fotografi di fama internazionale in un progetto interamente dedicato alla città di Roma -lo scorso anno Anders Petersen e, prima ancora, Josef Koudelka e Olivo Barbieri– per questa edizione dal titolo impegnativo di Novecento, la necessità della fotografia, è stato invitato l’inglese Martin Parr. Il racconto di Parr è incentrato sul dialogo tra il turista e la città eterna: tra sorprese e meraviglie, il fotografo riesce a mettere a fuoco con quel suo linguaggio disincantato aspetti dell’individuo della società contemporanea che spesso sono grotteschi, sospesi tra ironia e trash.
Tra le altre novità del Festival, Lou Reed in versione fotografo con i suoi scatti di New York (la mostra è attualmente a Napoli, presentata in anteprima); il reportage della spedizione di André Citroen in Africa, a metà degli anni Venti; lo zoom puntato sulla Nuova Zelanda, Wonder Land, alla scoperta di geografie lontane; l’ampia retrospettiva delle fotografie di scena di Enrico Appetito; il confronto letterario con il grande Jorge Amado negli scatti dedicati al cacao di Luca Rinaldini; il calcio vissuto come momento di riflessione da Marco Anelli, rappresentazione di esaltazione collettiva, pulsioni emotive; il racconto parallelo, intimo e personalissimo, di Paola Binante e Giandomenico Marini sul tema Generazioni.
manuela de leonardis
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