Sulla parete di fondo: Jannis Kounellis, Senza titolo, 2001. Mario Merz, Pittore in Africa, 1984. Jannis Kounellis, Senza Titolo, 1986. In primo piano: Mario Merz, From Continent to Continent, 1993. Courtesy Magazzino of Italian Art. Ph. Marco Anelli, New York, 2017
Magazzino Italian Art presenta la quinta edizione del ciclo annuale di conferenze primaverili: âArte Povera: Artistic Tradition and Transatlantic Dialogueâ. Curati da Roberta Minnucci, Scholar-in-Residence di Magazzino per il 2022-23, gli incontri riuniscono alcuni dei principali studiosi dellâArte Povera per affrontare temi di ricerca strettamente connessi al rapporto dellâArte Povera con il passato e agli scambi artistici con gli Stati Uniti.
Suddiviso in quattro appuntamenti, dal 18 marzo al 30 aprile, il nuovo ciclo si inserisce nella programmazione del 2023 e si propone di esplorare come lâidentitĂ artistica dellâArte Povera sia stata plasmata contemporaneamente dallâereditĂ della tradizione artistica e dal dialogo con lâarte americana.
Il primo incontro, intitolato âMaterial Dispersions: Sculpture and Photography in Postwar Italyâ ha visto lâintervento di Marin R. Sullivan. Muovendo dalla fine degli anni â60, quando gli artisti dâavanguardia si rivolsero sempre piĂš spesso a materiali instabili e non convenzionali, a nuovi modelli di mecenatismo e a modalitĂ espositive alternative, ampliando nel contempo i confini della scultura, lo studioso pone lâattenzione su come tutti i progetti che nacquero condividevano una dipendenza dalla fotografia per documentare, contenere e, in molti casi, conservare lâopera. Simile dipendenza rafforza anche la narrazione della smaterializzazione, emersa in quel periodo e utilizzata nella letteratura storica dellâarte per sostenere che la fotografia da sola costituisse lâopera. Concentrandosi su una selezione di progetti realizzati tra il 1966 e il 1972, tra cui quelli di Yayoi Kusama, Michelangelo Pistoletto, Robert Smithson e Joseph Beuys, Marin R. Sullivan esamina la complessa relazione intermedia tra concetto, materia e immagine al centro di molte opere dâarte orientate al processo e guidate dalla materia create alla fine dei lunghi anni Sessanta.
Roberta Minnucci in âCasting the Past: Arte Povera and Classical Sculptureâ (1 aprile) indaga su come lâarte classica sia stata fatta propria dagli artisti dellâArte Povera e incanalata nel dominio dellâarte contemporanea, esaminando la ricezione dellâantichitĂ attraverso le sue successive rinascite â ovvero il Rinascimento e il Neoclassicismo â in relazione alla coesistenza di diverse temporalitĂ allâinterno dellâopera dâarte. Artisti dellâArte Povera come Jannis Kounellis, Giulio Paolini e Michelangelo Pistoletto hanno prodotto reinterpretazioni sperimentali della statuaria classica, sfidando la tradizionale dicotomia tra originale e copia. Recuperando la materialitĂ e lâiconografia dellâantica scultura occidentale, hanno rivendicato lâantichitĂ classica come patrimonio culturale europeo condiviso, gettando le basi per la propria identitĂ artistica.
La conferenza di Laura Petican, âArte Povera and the Baroque: The Evolution of National Identityâ (15 aprile), vuole invece esplorare lâevoluzione del concetto di identitĂ nazionale italiana in relazione alla persistenza del passato nellâarte italiana del dopoguerra, in particolare per quanto riguarda gli esperimenti artistici radicali dellâArte Povera negli anni Sessanta e Settanta. Prendendo in considerazione le nozioni di ereditĂ culturale e di storiografia barocca, Petican approfondisce i modi in cui lâavanguardia è stata utilizzata nel corso del XX secolo per scopi politici ed è riemersa dopo lâisolamento culturale dellâItalia tra le due guerre nelle opere sperimentali dellâInformale. In particoalre, la nozione di âbarocco-centricitĂ â viene discussa come metodologia per illustrare i legami concettuali e tangibili dellâArte Povera con il passato e come cornice attraverso cui gli artisti hanno negoziato una relazione significativa con il contesto storico, pur rimanendo saldamente radicati nel momento presente.
Raffale Bedarida infine, in âBetween Cultural Diplomacy and Counterculture: Eugenio Battisti, Alan Solomon, and the Exhibition Young Italians in 1968â (30 aprile), fornirĂ il contesto storico di âYoung Italiansâ: la prima mostra panoramica delle tendenze delle tendenze dellâarte italiana degli anni Sessanta fino alla Nuova Figurazione, allâOptical Art, alla Pop Art allâArte Povera, in un museo americano â Institute of Contemporary Art (ICA) di Boston e al Jewish Museum di New York. Secondo Bedarida, tracciando una mappa del clima sociopolitico â dal boom economico allâenfasi della Guerra Fredda, dagli scambi transatlantici alle iniziative antimperialiste nate sulla scia della guerra del Vietnam â esamina come lo studioso e attivista Eugenio Battisti concepĂŹ la mostra e il motivo per cui essa fu curata da Alan Solomon, poi curatore della Biennale di Venezia del 1964. Cosa è rimasto di âYoung Italiansâ? Unâesperienza di formazione, sicuramente, ma anche un monito per i due curatori che plasmarono il discorso artistico sullâArte Povera e sullâArte Concettuale in quegli anni: Germano Celant e Kynaston McShine.
Sappiamo che lâArte Povera ha adottato un approccio processuale basato sullâindagine di materiali non convenzionali e sul coinvolgimento attivo dello spettatore, ponendosi in dialogo con le sperimentazioni artistiche emergenti in Europa e negli Stati Uniti. Come sappiamo che lâassegnazione del Leone dâOro alla Biennale di Venezia del 1964 a Robert Rauschenberg sancĂŹ il riconoscimento internazionale della Pop Art americana, condannata dagli artisti italiani per essere una celebrazione acritica della societĂ dei consumi promossa da un lucroso mercato dellâarte. Tuttavia non vâè dubbio: alcuni artisti dellâArte Povera dimostrarono un forte interesse e una profonda conoscenza delle tendenze artistiche americane contemporanee, come gli Stati Uniti offrirono agli artisti italiani unâimportante piattaforma internazionale per presentare le loro opere a un nuovo pubblico.
Partendo da questo storico scambio artistico, Petican, Sullivan, Bedarida e Minnucci provano ognuno a offrire una lettura piĂš complessa del rapporto dellâArte Povera con lâidentitĂ culturale e gli Stati Uniti, facendo luce su temi cruciali allâinterno dellâattuale dibattito scientifico che includono le dinamiche di influenza, lo scambio transatlantico, la diplomazia culturale e il patrimonio artistico.
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