Un marsupio nero innalzato al cielo. Due mani lo sorreggono sopra il capo. Così, uno dei simboli di un fenomeno generazionale, come la cultura trap, subisce un ribaltamento ontologico. Se la funzione principale del marsupio è quella di celare alla vista gli oggetti custoditi al proprio interno, con Peso piuma (2023) avviene un’inversione di significato. L’opera fotografica, infatti, scattata dal collettivo artistico plurale nei pressi del quartiere Barona di Milano, espone in primo piano, senza filtri, l’emblema dell’immaginario trap.
L’atteggiamento celebrativo di un gesto iconico – come quello di un trofeo sollevato in una competizione sportiva dagli atleti vincitori – si avvale in questo caso di un’accezione rivelatoria. Il progetto espositivo stesso intitolato “NO CAP” – termine appartenente allo slang statunitense con cui si è soliti affermare la verità – tenta la comprensione di e il dialogo con un movimento che apparentemente esalta uno stile di vita violento, maschilista, affine alla criminalità organizzata.
La mostra, visitabile dal 12 al 27 maggio negli spazi di ONOFF e accompagnata dal testo critico di Tiziano Tancredi, pone l’attenzione su una condizione di solitudine esistenziale intergenerazionale, mascherata da una narrazione sessista e tipicamente aggressiva della cultura trap. Sottogenere musicale del rap, prende il nome dalle trap houses, edifici abbandonati nelle periferie urbane americane spesso fulcro di spaccio di stupefacenti e microcriminalità. Avendo raggiunto un’espansione di portata mondiale, il fenomeno trap diviene espressione concreta di quella tendenza tipicamente contemporanea verso una dimensione ibrida e fluida, che ha colto l’attenzione del collettivo.
Il sentimento di solitudine individuato e condiviso nella generazione Z, di cui lə componentə di plurale stesso fanno parte, viene occultato – innescando un meccanismo semi inconscio di autodifesa – da un forte senso di emancipazione e riscatto nei confronti della vita di quartiere. Queste sono tematiche facilmente iscrivibili all’interno della ricerca artistica di plurale, la cui pratica performativa interpreta la vita come un processo interattivo e indaga tutto ciò che concerne l’individuo, inteso come entità trasversale. Attraverso un corpus di opere multimediali che invita alla riscoperta di gesti intimi e quotidiani, il collettivo assume attivamente un atteggiamento critico nei confronti del sessismo strutturale di una società patriarcale.
Le azioni diventano gesti simbolici ed espliciti, esercizi empatici di immedesimazione con l’altro che avvengono attraverso il corpo. Allora liberarsi significa abbracciare una concezione di identità composta, una vera e propria costruzione personale che fonda le proprie basi sul concetto di cambiamento. Le azioni diventano posizionamento attivo, denunciano una condizione e smantellano rigide sovrastrutture sociali.
“NO CAP”, oltre all’opera Peso piuma, già citata, presenta l’intervento performativo Una boccata d’aria fresca (2023) – volto alla liberazione metaforica della violenza linguistica e alla consapevolezza del valore intrinseco delle parole – e il video EXPLICIT CONTENT (2023), da considerarsi anch’esso lavoro site-specific, poiché girato a Barona, quartiere simbolo della cultura hip hop underground milanese. Il video ritrae lə componentə di plurale che, appropriandosi dei canoni estetici e degli ideali propri della cultura trap, restituiscono una condizione esistenziale. Il collettivo, coniando un linguaggio tra ironia ed eccesso, mette in scena la solitudine costitutiva di un’intera generazione.
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