Raffaello, un ritorno

di - 8 Aprile 2019
Fervono i preparativi per celebrare, il prossimo anno, il V centenario della morte di Raffaello: una profusione di mostre, convegni e pubblicazioni che ci accompagneranno verso e durante il 2020, proprio mentre è in corso l’anno che segna la stessa ricorrenza per Leonardo. Date così ravvicinate che rendono ancora più tangibile la consapevolezza di un’epoca straordinaria, che ha potuto ammirare all’opera due delle menti più geniali dell’arte (senza dimenticare Michelangelo).
La Pinacoteca Ambrosiana di Milano contribuisce a fornire un succulento antipasto di questo anniversario con un progetto di notevole interesse scientifico: dal 27 marzo infatti, dopo cinque anni di indagini e di attività di restauro, è stato restituito alla pubblica fruizione il cartone preparatorio per l’affresco della Scuola di Atene, che il pittore marchigiano realizzò tra il 1510 e il 1511 nella Stanza della Segnatura, in Vaticano, su commissione di papa Giulio II.
L’opera, di dimensioni notevoli (285x804cm) e più grande dell’affresco stesso, è stata oggetto di una lunga fase di studio ed è stata presentata al pubblico in una nuova veste allestita per promuovere la sua valorizzazione, in una nuova sala progettata ad hoc e la protezione del cartone con una teca di vetro (24mq) realizzata appositamente per coniugare le esigenze conservative con quelle espositive.
Il disegno mostra uno degli ultimi stadi del processo di ideazione della Scuola di Atene, una delle opere più famose e allo stesso tempo più complesse, sia da un punto di vista tecnico che iconografico, realizzate dal genio urbinate: un meraviglioso manifesto culturale della sua epoca. La collocazione stessa, all’interno di una stanza le cui pareti furono affrescate, secondo uno schema iconografico molto sofisticato, con scene religiose che si alternano a temi pagani ne è testimonianza: un perfetto sincretismo del mondo antico con quello cristiano, la creazione di un ambiente intellettuale, più che religioso, dove personaggi della cultura classica convivono e dialogano con quelli della cristianità.
Raffaello, Cartone preparatorio de La Scuola di Atene, Pinacoteca Ambrosiana di Milano, dettaglio
In questo affresco, il secondo ad essere realizzato dopo la Disputa del Sacramento, i protagonisti sono tutti filosofi dell’antichità e la scena è dominata dalle figure centrali di Platone e Aristotele, il cui pensiero ha contribuito in maniera sostanziale a modellare l’ambiente culturale nel quale Raffaello visse.
Come detto, il disegno dell’Ambrosiana è già vicino a quello che sarà l’esito finale, dopo che il pittore sperimentò, per poi abbandonarle, diverse soluzioni formali di cui rimangono comunque testimonianze, come quella conservata a Siena. Rispetto alla soluzione definitiva, qui manca tutta la meravigliosa cornice della ariosa architettura classicheggiante all’interno della quale è inserita la scena, forse di ispirazione bramantesca, sicuramente debitrice degli edifici romani come la Basilica di Massenzio.
Ci sono già quasi tutti i personaggi che troveranno poi posto nella realizzazione definitiva; manca la figura di Eraclito, ma è probabile che questa sia un’aggiunta dell’ultimo momento, visto che il filosofo è rappresentato con le sembianze di un tormentato Michelangelo. Nel 1511 infatti, mentre l’urbinate terminava la Scuola di Atene, il fiorentino svelava la prima metà della sua titanica impresa in Sistina: si tratterebbe insomma di un esplicito omaggio.
È interessante notare come, proprio grazie alla circolazione negli ambienti culturali più importanti dell’epoca, delle teorie legate a Platone (il neoplatonismo che caratterizzò il Rinascimento tra Quattro e Cinquecento), il cartone, e il disegno in generale, si elevò da semplice pratica di bottega, propedeutica alla realizzazione della versione finale, all’essere considerato opera in sé.  Secondo i sostenitori di questo tipo di corrente, il processo creativo era quello che avveniva già nella mente del pittore, traslando così in campo artistico la definizione di idea legata al pensiero di Platone: il disegno era la prima traccia di questo processo.
Raffaello, Cartone preparatorio de La Scuola di Atene, Pinacoteca Ambrosiana di Milano, dettaglio
Il legame tra il cartone e l’Ambrosiana è di vecchia data: arrivò infatti già nel 1610 ma in questi quattro secoli ha dovuto subire il trasferimento a Parigi, a causa le spoliazioni delle opere d’arte italiane ordinate da Napoleone. Sopravvissuto alle guerre mondiali e ai bombardamenti, il disegno trova oggi un nuovo spazio all’interno della pinacoteca, corredato da pannelli didascalici che consentiranno al visitatore di ottenere le numerose notizie che avvolgono la genesi di quest’opera. E probabilmente diverse persone si chiederanno come ha fatto un pittore, per quanto grande, a realizzare un’opera così sofisticata: domanda non banale che accompagna l’ammirazione per questo cartone. Questione tra l’altro non ancora completamente risolta dalla critica perché rimane di difficile valutazione il peso dell’intervento dei teologi di Giulio II, sicuramente importante, rispetto a quello di Raffaello, nell’elaborazione di un così complesso ciclo iconografico che, nella stanza di un papa, doveva rappresentare la Teologia (Disputa del Sacramento), la Filosofia (che noi conosciamo come Scuola di Atene), la Giurisprudenza (Le Virtù) e la Poesia (Il Parnaso). Ma la grandezza dell’urbinate, oltre che nel suo sconfinato e quasi sovrannaturale talento, sta proprio nel suo essere stato così ben inserito nell’élite intellettuale dell’epoca: per questo motivo non sorprenderebbe un suo decisivo apporto.
Con questo progetto la Pinacoteca Ambrosiana si pone come tappa obbligatoria nell’ideale percorso milanese che lega i tre grandi geni rinascimentali: in pochi chilometri Raffaello, il Cenacolo di Leonardo a Santa Maria delle Grazie, e la Pietà Rondanini di Michelangelo nel Castello Sforzesco. Ai visitatori dunque non rimane che godersi questo gigantesco patrimonio culturale, sperando che l’anno raffaellesco porti con sé, oltre a tante belle iniziative culturali, anche un nuovo, piccolo, Rinascimento.
Luca Liberatoscioli

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