Una mostra di grandi sculture gonfiabili di Yayoi Kusama ha inaugurato gli Aviva Studios, il nuovo spazio artistico di Manchester che, con un investimento monstre di 211 milioni di sterline, circa 240 milioni di euro, rappresenta il più ambizioso progetto culturale della Gran Bretagna, dall’apertura della Tate Modern di Londra nel 2000 (che costò circa 260 milioni). A gestire il sito sarà Factory International, organizzazione che si occupa anche del Manchester International Festival.
Annunciato per la prima volta nel 2014, il progetto è stato realizzato da Ellen van Loon dal famoso studio di architettura OMA. Con un ritardo di quattro anni sulla consegna, i lavori per l’edificio, che si trova all’interno della cosiddetta Castlefield Conservation Area, non sono stati ancora completati ma l’esposizione di Kusama e alcuni eventi del Manchester International Festival rappresentano un’anteprima delle potenzialità dello spazio che, con più di 13mila metri quadrati, è adatto a ospitare anche opere di grandi dimensioni, come appunto quelle dell’artista giapponese.
In occasione della mostra inaugurale “You, Me and the Balloons” ne sono state allestite 11, molte delle quali alte più di 10 metri, tutte altamente instagrammabili e tra le quali spicca l’iconica zucca a pois, oltre a una versione delle famose Infinity Mirror Room, le stanze specchianti visitatissime nei musei più prestigiosi al mondo e che spopolano sui social network. Per l’apertura ufficiale di ottobre, il regista Danny Boyle metterà in scena una versione live di The Matrix, ricreando il film del 1999 attraverso danza, musica ed effetti visivi.
Il progetto comprende tre spazi interni principali, ricavati sul sito dei vecchi studi televisivi Granada Studios: il piano terra, il magazzino e l’auditorium, con ulteriori location all’interno e all’esterno dell’edificio. Il magazzino, che può essere diviso in due ambienti, ha una capienza di 5mila persone e l’auditorium fino a 1600 posti a sedere. Entrambi gli spazi possono anche essere combinati per presentare diversi tipi di eventi. Due piazze pubbliche sui lati nord e ovest dell’edificio completano l’esterno.
Promosso dal Manchester City Council, con il sostegno del governo del Regno Unito e dell’Arts Council England, secondo le stime ufficiali il nuovo centro creerà o sosterrà circa 1.500 posti di lavoro e porterà 1,1 miliardi di sterline all’economia cittadina nell’arco di un decennio. Ma quando la scorsa settimana è stato annunciato che il nome del centro sarebbe stato Aviva Studios e non Factory International dopo che l’omonima compagnia di assicurazioni aveva acquisito i diritti per 35 milioni di sterline, le reazioni sono state contrastanti, anche in considerazione delle proteste sempre più diffuse riguardo l’ingerenza di società private dagli investimenti opachi nei board di istituzioni culturali. «Quello che avrebbe dovuto essere l’orgoglioso lancio di una nuova icona artistica e culturale in città è stato oscurato da un’operazione di marketing aziendale che non è riuscita a comprendere il contesto più ampio», ha dichiarato Katy Cowan, editrice della rivista Creative Boom. La scorsa settimana, dal City Council hanno però sottolineato come Aviva «Si adatti ai nostri valori», specificando che Factory International rimarrà una parte fondamentale del brand.
«È meraviglioso vedere le persone qui», ha detto il direttore artistico e amministratore delegato John McGrath. «È incredibile il modo in cui gli architetti sono riusciti a farcela ed essere in grado di riempire il magazzino con un’enorme e straordinaria mostra d’arte è una vera gioia», ha continuato Mc McGrath. Manchester ha assistito a un vero rinnovamento culturale negli ultimi mesi. A febbraio il Museo di Manchester ha riaperto con una nuova galleria dedicata all’Asia meridionale, mentre il nuovo ESEA Contemporary, ex CFCCA – Centre for Chinese Contemporary Art, amplierà il suo focus su una regione più ampia dell’Asia orientale e sud-orientale.
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