E poi ti sei trovato direttore a “festeggiare”, si fa per dire, un anno di chiusura del museo. Quali sono state le cose principali da rimettere in sesto?
Non c’è stato tempo per festeggiare: bisognava dar vita alle collezioni, ridipingere, pulire, mettere in sicurezza, fare manutenzione. Così con i pochi presenti (la struttura è minima: non si può al momento assumere, non ci sono folle di collaboratori) ci siamo messi al lavoro per “il più supersonico ‘rodaggio’ per riaprire uno spazio abbandonato”.
In via Reggio Emilia le sale andranno “riassettate”, così come alcuni particolari illuminotecnici o di “arredo”, ma la hall è uno spazio utile, coperto, luminoso, una piazza della cultura con le sale che fanno da corpo. Il Macro Future al Testaccio ha un’altra vocazione, più performativa: vorrei allungare la chiusura notturna e forse ogni tanto estenderla anche a via Reggio Emilia. Con Odile Decq stiamo invece creando quella continuazione di spazi espositivi, percorso e fruizione che renderanno le due ali del museo un unico grande Nuovo Macro.
Per questa riapertura hai puntato tutto sulla collezione. Con quale approccio?
È stato un “atto d’amore” e un “atto dovuto”. Abbiamo riaperto sale chiuse da troppo, cercando in quella che chiamo “dei buchi con la collezione intorno”. Sono opere importanti, come quella di Pino Pascali, che penso diverrà uno degli emblemi del museo, o come i Leoncillo sino al bronzo di Marc Quinn e all’imponente De Maria di otto metri. Alcune sono significative, altre modeste. Ma sono la nostra base ed è molto importante. Questa è la riapertura dove ridiamo aria e sangue alla circolazione del museo, che è il pubblico. Ogni sala avrà un suo carattere dove si mescoleranno, spero con irriverente sapienza, Carla Accardi con Ettore Colla e Capogrossi, ma anche Rirkrit Tirivanija e Lucio Fontana, oppure un video proiettato su una cascata di perle di Alessandra Tesi con l’opera Goldfinger di Ceroli, Luigi Ontani e un immenso Gastone Novelli o Cindy Sherman. Insomma, il pubblico incontrerà gli abitanti della casa. Il bello è che l’allestimento, che quindi non vuole essere una mostra, cambierà alla fine di giugno, con delle sorprese. Così è successo che qualcuno, generoso, abbia già iniziato a prestare e anche regalare opere per il Nuovo Macro dei “nostri sogni”.
Dopo l’estate non potrai più celarti dietro alla collezione e dovrai sparare le prime cartucce tutte tue. Ci anticipi qualche nome?
Curiosi, nevvero? Soprattutto perché vi possiamo assicurare che Luca Massimo Barbero è stato molto, molto loquace. La riprova? Le due-pagine-due che “Exibart.onpaper” dedica al neodirettore del Macro. In attesa del completamento della nuova ala del museo, Barbero risponde su come, dove, quando e…. quanto. E dunque: quando finirà il cantiere di Odile Decq? Quanto ha “sganciato” il Comune di Roma? Di chi saranno le prime mostre? Quando partiranno i nuovi progetti? E ancora: un parere sulla gestione Eccher, i prestiti e i comodati, le nuove acquisizioni e il rapporto con i collezionisti, la didattica e il patrimonio documentale, i progetti di residenza e gli intenti dell’Amministrazione capitolina. Per quella che lui stesso ha definito “una sfida folle, immensa, un’Avventura Pura”. Dulcis (si fa per dire) in fundo, un box piccolo ma “piccante” in cui Giovanni Giuliani, presidente di MacroAmici, ribadisce la priorità: costituire, finalmente, la Fondazione Macro. Insomma, questa intervista, per chi non lo avesse capito, è solo una sintesi di quanto potrete leggere sul prossimo numero. Accaparratevelo.
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a cura di m. t.
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fruzione! fruizione! fruizione!
e anche per la sede di via reggio emilia apertura notturna
... per adesso è solo un gran mortorio...
la foto del fresco direttore dice già tutto...
Quriosi? guardate cosa ho trovato in giro per il web...ma sarà vero? Speriamo di si...non si vede l'hora di vedere Paperrad!
http://www.globartmag.com/new-york-minute-macro-mostre-roma/648/
è l'aggettivo che mi sembra improprio, ammesso che disponga della somma necessaria, macro è patrimonio della collettività e in quanto tale inalienabile
condivido.....
ma chi è, Ivan Cattaneo?