Jacqueline Kennedy, Hillary Clinton, Lady Diana, o la moglie di Tony Blair, Cherie Booth: il look di una first lady è sempre al centro dell’attenzione, duemila anni fa come ora. Ormai indissolubilmente legata alla televisione, la presenza scenica è tutto, per fortuna non per tutti. Un bel personale, un compagno importante, ma dietro chi c’è?
Questo il quid della mostra Adriano. Le memorie al femminile ospitata a Tivoli nel magnifico parco archeologico di Villa Adriana. Oltre che a fornire una sorta di “galleria fotografica”, l’evento svela anche la ricostruzione di profili psicologici, intrighi, giochi di potere, sotterfugi usati per nobili (!) fini. Frutto di uno studio precedentemente avviato -ed esposto qualche anno fa nella rassegna Moda costume e bellezza nell’Italia antica– la mostra ripropone temi sempre attuali, volti ad indagare usi, abitudini,
Dalla visita di questa mostra ci si può fare un’idea di quelle che erano le loro capigliature. Le nobildonne della casata Giulio Claudia usavano pettinarsi in modo sobrio ed elegante mentre quelle del periodo adrianeo avevano delle acconciature molto artificiose, per tornare sul finire del regno di Adriano ad uno stile più semplice.
Tra le illustri ospiti Plotina, Matidia Maggiore (rispettivamente moglie e nipote di Traiano), Marciana, Matidia Minore, Faustina, Crispina e Vibia Sabina. Quest’ultima (figlia di Matidia Maggiore) ebbe un ruolo fondamentale nella vita di palazzo poiché rese possibile, con il suo intervento, il matrimonio tra sua figlia ed Adriano garantendo ad entrambe l’ingresso nella famiglia imperiale con tutti i vantaggi che ne derivavano. Lo stesso Adriano –del resto- era entrato per caso (essendo stato adottato da Traiano) in questo entourage, proveniva infatti dalla borghesia provinciale e non dall’aristocrazia romana. Tra un busto e l’altro (degna di nota una figura femminile policroma della metà del II sec. d.C. la cui testa è realizzata in marmo lunense, il busto in alabastro, il piede in marmo africano) anche una raccolta di monete e la presenza dello stesso imperatore.
La mostra prosegue con l’esposizione di arredi provenienti dal teatro di Sessa Aurunca, colonia latina, la cui ricostruzione era stata voluta da Matidia Minore. La sfarzosa decorazione è testimoniata da alcuni resti architettonici e scultorei policromi. Degno esempio la statua raffigurante Matidia Minore, di notevoli dimensioni in marmo bianco e bigio, rappresentata in forma di divinità salvatrice e -per le vesti sollevate dal vento- da tutti riconosciuta come Aura. Pur non essendo un’Augusta, Matidia ha avuto il privilegio di tanto riconoscimento a testimoniare quanto il suo operato sia stato importante. Oltre che per l’interesse artistico la statua, già esposta a Roma nel 2002 nella mostra I marmi colorati ai mercati di Traiano, ha portato alla luce l’iconografia di questa donna precedentemente sconosciuta.
Signore dalla forte personalità: colte, decise, importanti. E –è il caso di dirlo- senza la televisione.
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