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Fino al 26.I.2018 | Luisa Mé, Look at me! | T293, Roma

di - 22 Gennaio 2018
L’ultima proposta di T293 è Luisa Mé, ma a dispetto del nome non c’è nessuna “Luisa”.  Si tratta invece di due artisti emergenti di Pesaro-Urbino e residenti a Londra in grado di caricare iconografie della tradizione religiosa di nuovi contenuti. Luisa Mé è un gioco di parole ispirato dal dialetto marchigiano: lui-sa-me, lui-con-me, insieme.
Le sculture e le tele raccontano la vicenda autobiografica dei due giovani attraverso lo stesso personaggio, rappresentato più volte, connotato dalle medesime caratteristiche. Le opere descrivono individui che per sfuggire alla noia e alla costrizione della vita di provincia si lanciano nella metropoli nel desiderio di affermare la propria individualità e le proprie possibilità creative.
Ricordi delle estati trascorse in riviera emergono nei lettini da spiaggia, dove traspare un malessere iconico, trasmesso dalle figure isolate e con una sorta di aureola, che stanno “buttate lì” come a perder tempo. La voglia di conquistare una posizione, di essere visti si esprime con una certa vanità nelle figure colte in una specie di danza tribale, enfatizzata dalla presenza di piume, ma resa occidentale dagli elementi fisici e soprattutto dalle scarpe. Un’inquietudine interiore si manifesta sotto forma di deformazioni becchiformi che partono dal viso.
La loro aspirazione si scontra con l’impatto con la realtà in cui si deve sgomitare per emergere, per non essere calpestati e per non soccombere nella frenesia metropolitana. Spingere e urtare per trovare il proprio posto ha anche un parallelismo col pogare e in questo senso è specchio dell’età dei due artisti. C’è un aspetto rumoroso, distintivo e in parte doloroso presente in questi personaggi e che è rappresentato dalle scarpe con il tacco, che assumono un significato emblematico.
Luisa Mè, Look at me!, vista della mostra
Le sculture presentano solo due elementi essenziali: il becco e il tacco, l’inquietudine e la causa. Sono realizzate in creta e in resina, dipinte su più strati “spellati” per giungere alla finitura. Entrambi gli artisti lavorano alle opere in modo alternato, prima l’uno e poi l’altro, correggendo e indirizzando il lavoro dopo una riflessione dall’esterno. La tecnica, composta da pennellate, segni di matita, grattage, informa della gestazione dell’opera a cui giungono dopo modifiche, cancellature, stratificazioni. I volti afflosciati, costruiti con padronanza tecnica, conservano un ricordo della pittura toscana del Duecento. Si percepisce tuttavia un influsso surrealista da Max Ernst a Matta più accentuato rispetto alle influenze tratte dall’arte italiana.
Le opere più riuscite sono quelle in cui riescono a piegare iconografie classiche della tradizione pittorico-religiosa, come quella della crocefissione, ai loro contenuti personali suscitando nell’osservatore una familiarità apparente che lo porta poi ad approfondire il tema specifico affrontato dai Luisa Mé. 
Valeria Parisi
Mostra visitata il 22 dicembre

Dal 16 dicembre 2017 al 26 gennaio 2018
Luisa Mé, Look at me!
T293
Via Ripense, 6 – 00153 Roma
Orari: dal martedì al venerdì, dalle 12 alle 19
Info: info@t293.it – +39 06 89825614

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