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fino al 28.VII.2007 | Daniele Vezzani / Matteo Negri | Roma, Romberg Arte Contemporanea

di - 23 Luglio 2007

La Galleria Romberg di Roma presenta una mostra di Daniele Vezzani (Novellara, 1955) e Matteo Negri (S. Donato Milanese, 1982) a cura di Italo Bergantini e Gianluca Marziani. Le opere di Vezzani sono dodici dipinti a olio su tela; i protagonisti di questi lavori sono estremamente singolari, sia nel loro abbigliamento che nella nudità, nelle espressioni e negli atteggiamenti reciproci. Coppie di personaggi maschili e femminili, i cui sguardi non si incontrano mai, sono come bloccate in un istante preciso sul bagnasciuga di spiagge sabbiose. Queste tele, i cui protagonisti sono in atteggiamenti piuttosto statici, sprigionano un’energia erotica e una tensione che li rende estremamente accattivanti. Le figure femminili sembrano lanciare delle sfide, ostentando una determinazione e una naturalezza che in un certo senso spiazzano l’uomo e lo intimoriscono. “Mi sono divertito a costruire scene emblematiche e significative per portare ad una riflessione”, dichiara l’artista, “io non parlerei di incomunicabilità tra i sessi, ma di diversità a volte estrema e di opposti che si attraggono. Queste scene vogliono evidenziare l’impossibilità di avere l’oggetto del desiderio”. La donna sembra incarnare il concetto di natura, così perfetta e forte, padrona del proprio corpo e della propria persona, attorno alla quale si affanna l’uomo, che rimane vestito. In questo progetto la tecnica pittorica si sposa ad una narrazione quasi cinematografica, e le tele assomigliano a fotogrammi.
“Nella serie delle spiagge”, spiega ancora Vezzani, “il colore è diluito con trementina per imporre velocità e urgenza all’azione del dipingere”. La particolarità di alcuni lavori in mostra è di essere stati eseguiti sul retro grezzo della tela, su cui viene dipinta solo la figura.

Matteo Negri mette in vetrina il suo progetto Perché la pesca non è così diversa dalla caccia, presentando tre sculture in ceramica: tre mine sottomarine colorate con altrettante tonalità di smalto. Con questo titolo Negri vuole suggerire come, nell’operazione artistica, il dramma della vita sia sempre in atto, e si riconosca in oggetti differenti. Le mine, delicate opere in ceramica poste dentro teche in plexiglas, danno l’idea del reperto prezioso, o comunque a rischio, all’opposto oramai della loro origine bellica e minacciosa. Le sculture, seppure smaltate con colori vivaci e pop, simboleggiano comunque un contrasto: “il brutto e il cattivo diventa docile e affabile”, afferma l’artista.
Le tre sfere colorate: di viola, di rosso e di giallo, nascondono un congegno pericoloso al loro interno, alludendo forse allo scontro, alla battaglia della vita. L’opera rappresenta tre stadi della materia e tre livelli della scultura contemporanea, in cui alla perfezione della forma si alterna la sua decostruzione.

“La mina viola”, spiega Negri, “che è una scultura ‘classica’, perfetta nella forma e nel modellato, si frantuma in parte nella rossa e poi di seguito nella completa esplosione della gialla, diventando un oggetto diverso e quasi irriconoscibile, simile ad un fiore.”

fabrizia palomba
mostra visitata il 12 luglio 2007


dal 16 giugno al 28 luglio 2007 – Daniele Vezzani / Matteo Negri
Romberg Arte Contemporanea, Piazza de’ Ricci 127 – 00186 Roma – Tel: 06 68806377 – artecontemporanea@romberg.it
Orari di Apertura: da mart.a ven. dalle 16 alle 20 – Sabato: dalle 14 alle 20 – www.romberg.it


[exibart]



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