Di origine nubiana è anche Fathi Hassan (Cairo 1957, vive a Fano) che a Roma presenta una serie di lavori realizzati tra il 2004 e il 2006. Un’eccezione quel dipinto degli anni ‘90, Antar e Abla, che tanto è piaciuto alla gallerista, interessante tra l’altro per il confronto evolutivo delle opere successive.
Altre maschere tribali, “volti azzerati”, come li definisce l’artista, archetipi della cultura africana, convivono nello spazio del quadro, insieme ad animali simbolici -la gazzella rossa, il dromedario che si trasforma in angelo- e criptici frammenti in arabo depurati del significato, pure astrazioni calligrafiche. Per dare un senso spirituale alla luce, poi, Fathi Hassan -da sempre attratto anche dalla filosofia e dalla storia delle religioni, temi che confluiscono nel suo lavoro- utilizza da qualche anno la polvere di cristallo che ottiene facendo macinare il minerale.
Nel titolo della mostra L’uomo della sabbia, la citazione del titolo dell’omonimo racconto dello scrittore e compositore tedesco Ernst T.A. Hoffmann, esponente del Romanticismo. “Un lavoro sul bianco, sul vuoto, sul silenzio, sullo sguardo dell’orizzonte, sul nomadismo… tematiche che affronto da anni”, spiega Hassan, che dal ‘79 vive in Italia, quando vinse una borsa di studio per frequentare l’Accademia di Belle Arti di Napoli, dove si è diplomato nel 1984. “Il deserto fa parte della mia cultura d’origine. Ho vissuto sulle rive del Nilo, perciò è un po’ un lasciar emergere qualcosa dell’infanzia.”.
Anche l’amore per l’Italia è di tanto tempo fa, quando l’artista -erano i tempi della scuola- aveva trovato un lavoretto in una libreria del Cairo. “Ho conosciuto l’arte italiana attraverso i libri. Ero affascinato dai grandi maestri come Piero della Francesca. Finito il liceo, quindi, pensai di studiare arte. Sapevo che sarei dovuto andare via. Quando pensavo all’arte, pensavo all’Italia. Avevo le idee chiare sul mio futuro. ”.
Tra i progetti immediatamente futuri, la partecipazione ad una rassegna a Venezia, parallelamente all’opening della Biennale, la collettiva Italian Dreams e sognando l’Italia (Scuderie Aldobrandini di Frascati) e gli eventi multimediali Sguardi sonori (Benevento, Venezia, Abbazia di San Galgano, Auditorium – Parco della Musica di Roma e Scuderie Aldobrandini di Frascati). Sempre nel mese di giugno la personale Safir al Palazzo Ducale di Urbino -dove l’artista costruirà un racconto articolato intorno alle sei città più importanti della Nubia: Kom Ombo, Toshka, Luxor, Assuan, Abu Simbel, Wadi Halfa- e a settembre una personale a Dubai, poi a San Francisco…
manuela de leonardis
mostra visitata il 31 maggio 2007
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