Beauty Case, vista della mostra
Bellezza, creato, conservazione: parte da premesse concettuali alte, del tipo brevi cenni sull’universo la mostra “Beauty Case. Conservare la bellezza del creato”, curata da Michael Rainer e Thomas Rainer. Nove artiste e artisti contemporanei dalla giovane scena altoatesina – Alipaloma, Nicolò Degiorgis, Jasmine Deporta, Karin Ferrari, Kalter König (alias Sven Sachsalber), Manuela Kerer, Linda Jasmin Mayer, Petra Polli e Maria Walcher – sono stati invitati a mettersi in dialogo con opere storiche dalle collezioni della Hofburg -museo diocesano di Bressanone attraverso lavori site specific.
Un site, un luogo e un contesto che vanno precisati: il visitatore arriva agli spazi della mostra immerso nell’architettura tardo rinascimentale della Hofburg, dopo la collezione di presepi e le tavole quattrocentesche di Leonhard von Brixen. Insomma, una sede espositiva che custodisce i tesori del cattolicissimo Sud Tirolo (e in cui l’opera più contemporanea, poche sale prima, è un ombroso ritratto dell’artista Bonell all’emerito Papa Ratzinger, ospite a Bressanone durante i soggiorni estivi.)
Beauty Case si sviluppa in sei potenti stanze, che, come un inaspettato detonatore concettuale, mettono in discussione il contenitore che le ospita. In un beauty case che si rispetti non manca lo specchio. Quello con cui si confrontano AliPaloma e Jasmine Deporta è un imponente specchio veneziano del 1700, a cui le artiste rispondono con una serie specchi da bagno Ikea. I 12 tondi restituiscono un volto femminile frammentato: prodotti in serie per volti in serie, metafora della superficialità con cui oggi il corpo è guardato, ammirato, riprodotto. Una meticolosa quanto ingrigita composizione di fiori, lavoro claustrale del 1800, ispira la strabordante invasione iperdecorativa del wall painting a china di Petra Polli.
Il ricordo è al centro dell’installazione acustica di Manuela Kerer e nelle fotografie di lapidi tombali a cui Nicolò Degiorgis ha raschiato i lineamenti e quindi l’identità (Douglas Gordon docet). Tocca una simbologia complessa come quella dell’uovo, simbolo cristiano di rinascita e resurrezione, l’installazione di Maria Walcher, composta da oltre mille gusci in perfetto dialogo fisico e simbolico con la reliquia di Albuino, protetta dalla capsa in cera.
È però nell’ultima stanza sul tema della resurrezione che il cortocircuito tra “Beauty Case” contenuto e “Museo diocesano” contenitore diventa potente. Le installazioni-calici in plastica colorata di Karin Ferrari prendono le mosse da un calice dorato, un “sacro vaso” della liturgia cattolica (“ho dato vita alla mie allucinazioni”) e si accostano al Cristo morto dello scultore tardogotico Hans Klockner. Alla presenza e peso -artistico, fisico, simbolico e storico- di Cristo e del suo corpo sofferente è contrapposta e sostituita, in immediata sintesi visiva, la leggerezza e briosa contemporaneità degli oggetti in plastica.
Attraverso una precisa e puntuale riattivazione della collezione, in poche stanze Beauty Case riesce a smontare l’assunto di partenza, spostando l’attenzione da museo contenitore di bellezza, meraviglie e ricordo a dispositivo dialettico di stimoli, aperture e strappi sul presente che viviamo.
In questo senso, il tema della bellezza scelto dai curatori sembra solo un pretesto -e per fortuna- perché la mostra va ben oltre, picchiando con decisione sulla contemporaneità nelle stanze diocesane.
Simone Wild
Mostra visitata il 7 settembre
Dal 31 agosto al 31 ottobre 2019
BEAUTY CASE
Die Schönheit der Schöpfung bewahren | Conservare la bellezza del creato
Hofburg Brixen. Bressanone
AliPaloma, Nicolò Degiorgis, Jasmine Deporta, Karin Ferrari, Manuela Kerer, Kalter König, Linda Jasmin Mayer, Petra Polli, Maria Walcher
Orari:
dal 31.08 al 30.09.2019 tutti i giorni, ore 10-18.30
dal 01 al 31.10.2019 da martedì a domenica, ore 10-17
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