Darren Almond ha inaugurato la sua quinta personale alla Galleria Alfonso Artiaco, âIn Temple Groundsâ, un riequilibrio formale dellâinfinito. La sua ricerca si evolve in unâastrazione razionale e ben organizzata che delimita la fuga verso il caos e la vaghezza del colore. In una schematica visione, riorganizzata in griglia, una ripartizione in riquadri, sviluppa un paesaggio ampio e ben definito.
I multi-pannello Counter Paitings hanno una struttura ben precisa, chiusa. Lâopera è spartita in altri comparti rettangolari distanziati tra di loro quasi come se la distanza, il vuoto divisorio, fosse il contenente dello straripare della spazialitĂ del colore e della variazione susseguente e frammentaria dei numeri, questâultimi in funzione figurativa.
Tale composizione è contenitiva rispetto al trasbordo del particolare colore, vivo e mutevole rispetto alla luce e allâambiente circostante, tanto da variare e confondersi con il resto. Unâorganizzazione dellâinfinito che è mutabile, caotica per sua natura e si dirada tra le nebbie argentee del giardino di untempio giapponese, dove gli elementi figurativi sono difficilmente identificabili se non appena come punti di riferimento per la disposizione nello spazio. Al massimo frammenti di numeri in parte inglobati tra la densa aria.
Oppure una combinazione che si organizza in una visione aero spaziale di un campo ben ripartito in una arsa terra egizia, dove una tempesta di sabbia lascia intravedere, tra gli aridi e fitti granelli, parte di quelle collinette, porzioni di antiche strutture erose, che non sono elementi figurali ma numerali.
Cosâè lo spazio che ci circonda se non unâunica continuitĂ ? Cosa sono un colle, un palazzo, un albero o una roccia se non altro che il volume di questa continuitĂ ? Allora Darren Almond neutralizza la forma di queste variazioni spaziali e la riconverte in frammenti di numeri, conscio della loro sola funzione organizzativa del nostro limitato punto di vista. Razionalizza il nostro campo visivo per estenderlo allâinfinito, per purificarlo dallâelemento distraente e ostativo, per ampliarlo nella visione e non limitandolo a una semplice concezione prospettica. E come se fossimo in una fosca nebbia, dove si evidenziano alcuni punti non del tutto visibili, che compongono un orientamento e prefigurano delle concrete strutture sullâinfinito. Lâorganizzazione del caos tramite dei cardini, delle sicurezze numerologiche, dei comparti ben precisi e orientanti. Come se in una visione post-nucleare, ci trovassimo aorientarci allâinterno di una selva coprente e su strutture in cemento si vedessero frammenti di numeri grandi, che identificano costruzioni non del tutto visibili. Leggibili su quegli squarci di colore grigio, o sabbia, lasciati dalla vegetazione. Ecco come sarebbe unâorganizzazione dellâinfinito.
Quindi tutto è indefinito, frammentario ed estendibile allâillimitato? Oppure esiste qualche elemento compiuto e ben identificabile? Per lâartista lo zero, Divided Icon, è un elemento unico anche se diviso. Ă completo e autosufficiente, in quanto comprende la finitezza della forma e lâinfinitezza del contenuto.
Fabio Avella
Mostra visitata il 16 novembre 2019
Dal 16 novembre 2019 al 4 gennaio 2020
Darren Almond, In Temple Grounds
Galleria Alfonso Artiaco
Piazzetta Nilo, 7 â 80134, Napoli
Orari: dal lunedĂŹ al sabato, dalle 10 alle 19
Info: info@alfonsoartiaco.com
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