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Darren Almond, In Temple Grounds | Galleria Alfonso Artiaco
Senza categoria
di Fabio Avella
Darren Almond ha inaugurato la sua quinta personale alla Galleria Alfonso Artiaco, “In Temple Grounds”, un riequilibrio formale dell’infinito. La sua ricerca si evolve in un’astrazione razionale e ben organizzata che delimita la fuga verso il caos e la vaghezza del colore. In una schematica visione, riorganizzata in griglia, una ripartizione in riquadri, sviluppa un paesaggio ampio e ben definito.
I multi-pannello Counter Paitings hanno una struttura ben precisa, chiusa. L’opera è spartita in altri comparti rettangolari distanziati tra di loro quasi come se la distanza, il vuoto divisorio, fosse il contenente dello straripare della spazialità del colore e della variazione susseguente e frammentaria dei numeri, quest’ultimi in funzione figurativa.
Tale composizione è contenitiva rispetto al trasbordo del particolare colore, vivo e mutevole rispetto alla luce e all’ambiente circostante, tanto da variare e confondersi con il resto. Un’organizzazione dell’infinito che è mutabile, caotica per sua natura e si dirada tra le nebbie argentee del giardino di untempio giapponese, dove gli elementi figurativi sono difficilmente identificabili se non appena come punti di riferimento per la disposizione nello spazio. Al massimo frammenti di numeri in parte inglobati tra la densa aria.

Oppure una combinazione che si organizza in una visione aero spaziale di un campo ben ripartito in una arsa terra egizia, dove una tempesta di sabbia lascia intravedere, tra gli aridi e fitti granelli, parte di quelle collinette, porzioni di antiche strutture erose, che non sono elementi figurali ma numerali.
Cos’è lo spazio che ci circonda se non un’unica continuità? Cosa sono un colle, un palazzo, un albero o una roccia se non altro che il volume di questa continuità? Allora Darren Almond neutralizza la forma di queste variazioni spaziali e la riconverte in frammenti di numeri, conscio della loro sola funzione organizzativa del nostro limitato punto di vista. Razionalizza il nostro campo visivo per estenderlo all’infinito, per purificarlo dall’elemento distraente e ostativo, per ampliarlo nella visione e non limitandolo a una semplice concezione prospettica. E come se fossimo in una fosca nebbia, dove si evidenziano alcuni punti non del tutto visibili, che compongono un orientamento e prefigurano delle concrete strutture sull’infinito. L’organizzazione del caos tramite dei cardini, delle sicurezze numerologiche, dei comparti ben precisi e orientanti. Come se in una visione post-nucleare, ci trovassimo aorientarci all’interno di una selva coprente e su strutture in cemento si vedessero frammenti di numeri grandi, che identificano costruzioni non del tutto visibili. Leggibili su quegli squarci di colore grigio, o sabbia, lasciati dalla vegetazione. Ecco come sarebbe un’organizzazione dell’infinito.
Quindi tutto è indefinito, frammentario ed estendibile all’illimitato? Oppure esiste qualche elemento compiuto e ben identificabile? Per l’artista lo zero, Divided Icon, è un elemento unico anche se diviso. È completo e autosufficiente, in quanto comprende la finitezza della forma e l’infinitezza del contenuto.
Fabio Avella
Mostra visitata il 16 novembre 2019
Dal 16 novembre 2019 al 4 gennaio 2020
Darren Almond, In Temple Grounds
Galleria Alfonso Artiaco
Piazzetta Nilo, 7 – 80134, Napoli
Orari: dal lunedì al sabato, dalle 10 alle 19
Info: info@alfonsoartiaco.com