Musiche metalliche, tra il tribale ed il post moderno. In alto delle proiezioni di atmosfere ultraterrene danzano e dialogano con queste strane melodie; in basso un tappeto dal cromatismo esagerato, eccessivo ma perfetto, ricopre tutto il pavimento e ci introduce in un mondo “altro” come solo i grandiosi Botto & Bruno – folletti dell’arte contemporanea torinese, italiana ed europea – sanno fare. Tra le tinte lunari e marziane del suolo compare una vecchia tuta di astronauta, straziata. Ecco come si presenta l’ingresso di un palazzo rinascimentale simbolo della perfezione, dell’ordine, del razionalismo.
Si tratta – è venuto il momento di dirlo – del Palazzo delle Papesse dove fino ad ottobre è allestita una mostra d’arte ed architettura contemporanea.
Un altro grande centro d’arte europeo è protagonista della mostra: il FRAC d’Orleans. Il Fondo Regionale per l’Arte Contemporanea della regione Centre della Francia ha infatti, negli anni, accumulato una collezione fatta di maquette, disegni, progetti che è oggi in esposizione a Siena.
Il livello qualitativo è elevato ma il grande interesse sta nel percorso che il visitatore è invitato a fare sia dal punto di vista diacronico (si va dagli anni ’50 al 2000) che dal punto di vista sociale e antropologico.
Al primo piano Daniel Libeskind interpreta una Berlino che ha sempre affascinato architetti artisti e non solo. Nelle sale attorno segnaliamo un progetto olandese (NOX) di un padiglione realizzato ai bordi del mare del nord; più in là quattro splendide foto del nostro Gabriele Basilico che ci fa rileggere la vita di tre grandi porti europei; nella sala 8 i modellini dell’aeroporto Charles de Gaulle di Parigi con il caratteristico cratere centrale; nelle scale tra il primo ed il secondo piano è da non perdere il modello della Biblioteca Nazionale di Parigi realizzata all’inizio degli anni ’90.
Al secondo piano si passa dalle linee spezzate di Michele Saee , che ci conduce in un decostruzionismo portato all’eccesso, all’architettura radicale di Adolfo Natalini (impegnato in questi anni a Siena per la progettazione di un centro universitario), fino alle atmosfere ludiche di Delphine Coindet. Le due più grandi attrattive sono probabilmente nella sala 9 dove i due artisti di Architecture-Principe presentano il modellino della Chiesa di Sainte Bernadette costruita nel ’66 e dichiarata monumento nazionale, e nella sala 11 dove, in una atmosfera da pop art, troviamo i primi progetti di unità abitative in plastica (siamo nel ’56) di Ionel Shein.
Fanno da contorno alla mostra Artisti & Architetti, di cui abbiamo parlato fin’ora, due piccole esposizioni: Cosmorama (una raccolta di reperti editoriali, oggetti e mirabilia al confine tra architettura e design) e Divina Proporzione che nel suggestivo caveau del palazzo ci conduce alla lettura di volumi settecenteschi recanti trattati di Vitruvio, Euclide (le basi dell’architettura moderna) fino a Durer ed al Vignola.
Il Centro d’arte contemporanea di Siena – chi scrive l’ha visto nascere poco più di un anno fà – sta maturando in maniera netta ed incontestabile (in questa mostra ad esempio ne è testimonianza la grande cura per le didascalie e per i pannelli informativi finalmente anche in inglese).
A Siena da un anno si sperimenta e si osa, finalmente. Si arriva a presentare una mostra di arte contemporanea incentrata sull’architettura all’interno di un Palazzo che simboleggia, almeno a Siena, il rinascimento; in un Palazzo progettato da quel Bernardo Rossellino che – agli ordini di Pio II – fece nascere il rinascimento in architettura creando il gioiello urbanistico, la città ideale, Pienza insomma. Si è poi avuto il coraggio, la freddezza, la sicurezza e l’autoconsapevolezza di essere in grado di presentare una mostra di architettura a ridosso della Biennale di Architettura a Venezia diretta da Massimiliano Fuksas . Si è rischiato inoltre nell’inaugurare la mostra nei giorni del Palio subendo un sostanziale silenzio da parte dei media cittadini impegnatissimi in tutt’altro. Dire che la fortuna aiuta gli audaci è forse banale ma è un augurio sincero.
In ottobre una mostra a tutto campo permetterà a quel principe dell’arte pop che è Jim Dine di esprimersi in tutta la sua poetica al di là delle tematiche che gli sono, verosimilmente, state imposte per dipingere il drappellone per il Palio del 2 luglio (a dire il vero troppo, troppo convenzionale); a fine anno poi sarà la volta del progetto Collezionismi che ci presenterà un’importante collezione proveniente della Germania.
A Siena intanto personaggi di dubbia eleganza e di indubbia ignoranza continuano nelle loro crociate contro ogni forma di arte contemporanea, a prescindere. Se la reazione delle Papesse è questa, che continuino!
massimiliano tonelli
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