Pittore, scultore, poeta, romanziere, cineasta e costumista, attivo dal movimento Fluxus e sperimentatore di medium, prima di diventare particolarmente noto per le sue tele opache e semi astratte.
Recentemente, poi, la consacrazione con una serie di mostre: nel 2012, la Phillips Collection aveva ospitato una mostra di suoi dipinti e sculture, e il curatore Klaus Ottmann spiegava concisamente che il grande contributo di Kirkeby era quello “di combinare la pittura di paesaggio e la storia, stabilendo una sorta di “pittura di storia naturale”.
Negli anni ’80, il critico Peter Schjeldahl descrisse invece “l’Effetto Kirkeby”: una contemplazione più lenta, piatta, oscura, uno stato mentale ipersensibile.
Il Museo d’arte di Mendrisio (Svizzera) tra il 2016 e il 2017 gli aveva invece dedicato la prima grande retrospettiva in area italiana, sintetizzando buona parte del suo lavoro con una serie di 30 tele e 6 sculture, di cui una alta 4 metri.
Nelle foto: Per Kirkeby, fotografia di Federico Gambarini, DPA Picture Alliance Archive Alamy. Courtesy Michael Werner Gallery, New York and London
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