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Beuys è la terra, Duchamp l’aria, Klein il fuoco. L’acqua è Vettor Pisani. Al Madre presentata la monografia dedicata all’artista che giocava con i simboli e le identità

di - 23 Novembre 2016
Erano i primi mesi del 2014, al Madre andava in scena “Eroica/Antieroica”, una corposa retrospettiva – curata da Andrea Viliani, Eugenio Viola e Laura Cherubini – dedicata a Vettor Pisani, nato a Napoli nel 1934 e, secondo una leggenda che gli piaceva tramandare, figlio di un ufficiale di marina e di una ballerina di strip-tease. Maestro dell’ironia, metodo critico adoperato per conciliare ambiti opposti, l’umano, il divino e la natura, il maschile, il femminile e l’androgino, la storia, la mitologia e la banalità, possiamo immaginare come avrebbe reagito alla nutrita pagina di disambiguazione su Wikipedia, per la quale Vettor Pisani è condottiero, sommergibile, artista, commediografo, incrociatore, pirocorvetta.
Giocava a essere tante persone, si rispecchiava alchemicamente nei suoi tre maestri, Joseph Beuys, Marcel Duchamp, Yves Klein, confondendosi con altre figure, forme ed elementi, con i nomi dei suoi amici, Michelangelo Pistoletto e Gino De Dominicis, scegliendo strategia a seconda del caso, ostentando o ritraendo se stesso. Ma solo per riaffermare la sua condizione di eroe da camera, dal titolo di una sua operazione del 1973, alla Galleria L’Attico. Oppure di «eroe camuffato da antieroe», dice Cherubini, intervenuta, insieme ad Angela Tecce, Viliani e Viola, alla presentazione del catalogo, edito da Electa e pubblicato a quasi tre anni di distanza dalla mostra.
Qualcosa d’altro rispetto alla monografia e al catalogo, un esperimento, una reazione a un linguaggio ancora non decifrabile, in cui gli ambiti confluiscono l’uno nell’altro. Così, tendendo a quella fluidità tutt’altro che leggera che caratterizzava l’estetica di Pisani, il volume è diviso a metà, in due parti comunicanti e tipograficamente rovesciate – il che aiuta anche la praticità della consultazione – una dedicata alle due mostre, l’altra riferita a tutta la sua attività, dalla prima esposizione tenuta nel 1970 alla Galleria La Salita, fino alle ultime opere, realizzate prima della tragica scomparsa, avvenuta nel 2011. «Sarebbe bello se nessuno riuscisse a terminare la lettura», dice Andrea Viliani, riprendendo l’ironia di cui sopra e riferendosi alla mole della pubblicazione, «primo tentativo di studio e sistematizzazione dei materiali relativi all’artista», con testi critici risalenti all’epoca dei fatti e approfondimenti inediti, tra gli altri, di Bruno Corà, Danilo Eccher, Filiberto Menna, Achille Bonito Oliva, Mario Perniola, oltre che di Cherubini, Viliani e Viola. Per mettere in chiaro l’assetto enciclopedico della sua ricerca, si inizia con un Lemmario diviso in quattro parti, curate da Eva Fabbris, Vincenzo Latronico, Michele D’Aurizio, Nicola Trezzi. Dal Dizionario esoterico-filosofico al Repertorio di personaggi, dal Regesto di architetture al Bestiario, dall’Alchimia a Wittgenstein, sono definiti tutti i termini chiave di questa lingua misteriosa. Superata tale soglia, ci si può addentrare con più sicurezza nell’esplorazione delle pagine ma, in ogni caso, non si può mantenere il senso dell’orientamento tra un Vero Falso d’Autore e un Plagio. Al meglio si può trovare una sosta sul Divano di Dora, avendo la pazienza di seguire le tracce lasciate da Melanconica Pot, la tartaruga più veloce del mondo. (Mario Francesco Simeone)

Sopra: Vettor Pisani, Eroica/Antieroica, veduta della mostra al Teatro Margherita di Bari, 2014

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