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Che succederà domani al Valle? La parola “sgombero” pesa sul Teatro Occupato, che prepara la sua “resistenza artistica”

di - 30 Luglio 2014
Sgomberare entro il 31 luglio il Teatro Valle per riconsegnarlo alle Soprintendenze, per i necessari lavori di restauro. Questo diceva il comunicato stampa lanciato solo due giorni fa dal Comune di Roma, sottoscritto dalla neo-Assessore alla Cultura Giovanna Marinelli, che ha promesso di mantenere “pubblica” la gestione delle esperienze della quasi-Fondazione, composta dagli artisti occupanti dal 2011 e che ha visto il sostegno di decine di intellettuali.
Una mossa decisamente curiosa, quanto confusa: davvero per rimettere mano alla cultura contemporanea a Roma c’è da iniziare proprio dalle esperienze del Valle che, nella sua realtà, ha portato in scena tre anni di ottime iniziative?
Dietro il cauto comunicato stampa in cui si assicura che le attività troveranno posto sotto la tutela del Teatro di Roma, con il benestare del Presidente Marino Sinibaldi, che ha dichiarato che l’istituzione si occuperà anche di trovare spazi che consentano la prosecuzione delle iniziative del teatro, quello che davvero non è chiaro è cosa succederà domani.
Polizia? Sigillli? E tutto quello in tre anni è stato accumulato in una delle fucine della creatività capitolina? Si sbarreranno gli ingressi e gli occupanti resteranno in attesa di una nuova collocazione, ancora più “clandestini” di quanto potessero esserlo sembrati in queste tre decine di mesi passati abusivamente in un edificio statale, per mantenerlo vivo? Non si sa, ma quel che appare è una situazione che ha dell’inverosimile: dopo mesi di immobilismo, dopo 90 giorni senza assessorato alla cultura, dopo l’affondo di così tante realtà romane (ovviamente il MACRO rientra nel discorso), davvero la mossa del nuovo assessore che da sempre si è occupata di teatro è falciare una struttura che, seppur scomoda a molti, ha visto nascere, solo per fare un esempio, nuove forme di partecipazione?
Gli occupanti nel frattempo, già da stamattina in assemblea, chiedono un tavolo di confronto: che sia «responsabile e sereno, per allontanare le minacce di uno sgombero violento delle forze dell’ordine. Il Teatro Valle, su proposta dell’Assemblea, rimane aperto: chiudere uno spazio di libertà non può essere la condizione richiesta per l’avvio di un’interlocuzione. Anzi spalanca le porte. Proprio per garantire che l’interlocuzione rimanga aperta, inizia la resistenza artistica. I mezzi che abbiamo a disposizione sono gli stessi che hanno reso formidabili questi tre anni: l’arte, la creatività, la bellezza, la partecipazione più ampia possibile. Da subito inizia una performance ininterrotta fatta di lezioni aperte, laboratori, eventi culturali, tavoli di lavoro fino alla lunga notte di domani. Il Teatro Valle Occupato è una lotta di tutte e di tutti: per la cultura libera e accessibile, per nuovi diritti di cittadinanza, per istituzioni più democratiche e partecipate». E domani la lunga notte: 24 ore ininterrotte di attività. Aggiornamenti in corso.

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