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Cibo colossale e milionario. Ecco “Arts & Foods”, la mostra-must di Expo 2015, curata da Germano Celant. Che si occuperà anche dell’ottava edizione di Triennale Design Museum

di - 21 Luglio 2014
Presentata stamattina alla Triennale di Milano la mostra di punta di Expo 2015, quella che – tra le altre cose – ha dato scandalo per il compenso milionario del curatore, Germano Celant, che avrà un compenso di 750mila euro. Stiamo parlando di “Arts and Foods”, la mostra promossa da Expo Milano 2015 e Triennale, realizzata con la collaborazione di Cassa depositi e prestiti. In compagnia di Celant, in cattedra stamane si sono succeduti il Presidente della Triennale Claudio De Albertis, Giuseppe Sala, Amministratore delegato e Commissario unico del Governo per Expo Milano 2015 e l’Amministratore Delegato di Cassa Depositi e prestiti Giovanni Gorno Tempini.
Una mostra che si preannuncia colossale, con qualcosa come 800 opere che indagheranno il rapporto tra cibo e arte partendo dal 1851, anno simbolico e indicativo della prima esposizione universale a Londra, e che aprirà in anticipo rispetto al calendario di Expo (e un po’ la dice lunga), ma in linea con la massima manifestazione milanese legata al Design: il Salone del Mobile. Appuntamento quindi il prossimo 10 aprile 2015, e in concomitanza con “Arts and foods” si aprirà anche l’ottava edizione del Triennale Design Museum, curata indovinate un po’ da chi? Esatto! Germano Celant!
«Grazie alla qualità proposta nelle mostra curata da Celant, Cassa Depositi, Sace e Fondo Stategico copriranno il 50 per cento dei costi di realizzazione, pari a 3 milioni di euro», ha ricordato l’Amministratore Delegato Sala poco fa, e Gorno Tempini non ha perso tempo per rimarcare che EXPO 2015 è una vetrina fondamentale per l’ente Cassa Depositi e Prestiti, attivamente impegnata su più fronti, anche nella promozione delle giovani aziende italiane.
Ma veniamo alla mostra, il cui progetto è nato nel 2011 e che secondo Celant, con il passaggio in Triennale, si apre a una serie di passaggi trasversali dove tra centinaia di “agenti” vi sarà anche la fotografia, «chiamata a raccontare e documentare il cibo come emergenza». Ma vi saranno anche una serie di altre sezioni, con il cibo rapportato alle avanguardie ma anche al rapporto tra cibo e viaggi, con particolare attenzione al design e alla produzione di massa. In fondo, siamo pur sempre alla Triennale. E così si passerà dalle Sale da tè giapponesi agli ambienti di Jean Prouvé, «in un magma intorno al cibo», per dirla con il curatore, che comprenderà anche opere di Wesselmann, Arman, Oldenburg, Joe Colombo e Giorgio Morandi, Sudodh Gupta, e chi più ne ha più ne metta.
Non in ultimo, tra i 7mila metri quadrati di esposizione tra edificio e giardino, con l’allestimento  dello Studio Italo Rota, Milano, ci saranno pezzi che entreranno nella collezione permanente della Triennale.
Dulcis in fundo, visto che di cibo (e lusso, inutile far finta che non sia così) stiamo parlando, il Presidente della Triennale De Albertis lancia un annuncio che farà gola non solo ai tanti turisti che arriveranno in città in vista dell’Esposizione Universale, ma anche ai milanesi: dal 2015 sul tetto dell’istituzione, sarà aperto un ristorante. E così, anche Milano, avrà un’altra postazione-must che la renderà un poco più uguale alle altre città importanti del mondo (dell’arte e della cultura). Tutto, insomma, appare come fantasmagorico, pieno, forse anche bulimico. Come del resto ci ha abituato anche con le mostre di Fondazione Prada il prode ideatore della magmatica Arte Povera.

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