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Della serie “Facciamoci del male”: se il Teatro Continuo di Burri rischiasse di essere ucciso una seconda volta? Ecco la posizione di AMACI

di - 31 Agosto 2015
Su facebook addirittura c’è il gruppo “Salviamo Parco Sempione dal Teatro Continuo”. Un po’ come se si volesse salvare il cortile di Brera dalla statua del Napoleone. Troppo di parte? Forse. Ma quale altra città al mondo ha, nel bel mezzo del suo parco più grande e simbolico, un’opera d’arte contemporanea di un artista che l’intero mondo ci invidia? Eppure la ricostruzione del Teatro Continuo, inaugurata lo scorso 23 maggio (grazie al sostegno di Nctm Studio Legale, continua a non andare giù ad una serie di associazioni che ne hanno chiesto addirittura lo smantellamento, come accaduto alla struttura originale (montata nel 1973 e demolita nel 1989 dopo continui vandalismi).
Il motivo? La semplice quinta di Alberto Burri sta diventando luogo di bivacco di molti giovani e, ancora una volta, continua il refrain della “violenza” del paesaggio. Senza pensare che, in fondo, si tratta di un arricchimento culturale e anche visivo.
Quelli contro? Stavolta è AMACI – Associazione Musei d’Arte Contemporanea Italiani – a prendere la parola: “Ci paiono del tutto sproporzionati il tono polemico e le iniziative tese a demolire un capolavoro di uno dei maggiori artisti italiani e internazionali del dopoguerra di cui proprio quest’anno il museo Guggenheim di New York celebra con una grande mostra il centenario della sua nascita. Mentre il mondo riconosce l’importanza di un artista che proprio sul tema del paesaggio intervenne a Gibellina con un segno divenuto leggendario nella storia dell’arte, in Italia si assiste a una tale deplorevole impostazione conflittuale tra arte moderna e politiche ambientali e paesaggistiche”.
Replicare il passato della distruzione, nella smania di una “purezza green” che fa sorridere – ancora oggi di più, in una Milano in gran spolvero ma decisamente sovraesposta alla cementificazione – sarebbe anche un danno finanziario. “Ci rivolgiamo agli amministratori che dovranno deliberare su tale questione confidando nel ragionevole esercizio delle loro responsabilità pubbliche”, chiude la missiva di AMACI. Aggiornamenti in corso.

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