Correva lâanno 2007, il 9 gennaio. Steve Jobs, lâindimenticato rivoluzionario dei nostri tempi, annunciava la nascita di un telefono con tre funzioni in un solo âapparecchioâ: navigazione web, lettore musicale e, appunto, telefono.
Era lâIphone, quellâoggetto che ha cambiato la vita di milioni di persone, che ha innescato la molla e la stretta virale dei social network, della presenza costante âonlineâ, della congiunzione tra lavoro e vita, tra informazione e mobilitĂ : che insomma â ribadiamolo â ha rivoluzionato tutto il nostro modo di rapportarci con la tecnologia.
Dâaltronde, diceva una vecchia pubblicitĂ , âCâè una app per tuttoâ. E basta usare le dita, ÂŤil miglior puntatore con cui siamo natiÂť spiegava il co-fondatore di Apple.
Unâera geologica, secondo i canoni della tecnologia, è passata sotto i ponti, ma la febbre è rimasta e dopo aver scoperto che uno âsmartphoneâ può essere piĂš âsexyâ e accattivante di qualsiasi vestito, e mentre la febbre transoceanica per avere lâoggetto magico spopolava, arrivò anche un negozio di cui oggi non possiamo piĂš fare a meno: lâApp Store, che solo nel 2016 ha fatto raccogliere agli sviluppatori 20 miliardi di dollari, il 40 per cento in piĂš rispetto allâanno precedente.
Secondo le indiscrezioni, invece, il nuovo Iphone in uscita nel 2017 avrĂ uno schermo curvo, un nuovo design di vetro e metallo, ricarica veloce e senza fili. E forse, per effetto dellâelezione di Donald Trump, la produzione si sposterĂ davvero dalla Cina agli Stati Uniti. Sembra pura fantascienza, ma dâaltronde fu lo stesso Jobs a indicarci di restare sempre un poco affamati (di cultura, cambiamento) e pazzi (pronti a cambiare, ribelli). Un frase che, a ben guardare le nostre facce armeggianti sullo schermo, tradisce anche unâevoluzione repentina della societĂ . Auguri smartphonisti.