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Dietrofront sul MAXXI nella Legge di Bilancio. Cosa aspettarsi nel 2019 della cultura?

di - 31 Dicembre 2018
Dopo un lungo e tormentato percorso, la Camera dei deputati ha approvato in via definitiva il testo dell’emendamento alla Legge di Bilancio 2019, con 313 sì e 70 no. Tra le veementi proteste delle opposizioni, con tato di risse in aula, e i tira e molla con l’UE, giusto in tempo per i festeggiamenti di fine anno e per evitare lo spauracchio dell’esercizio provvisorio del bilancio, una manovra rischiosa e dai confini poco chiari. ‹‹Siamo molto soddisfatti dell’approvazione. Ora ci prendiamo qualche giorno di pausa››, ha commentato il premier Giuseppe Conte conversando in Transatlantico con i giornalisti.
Oltre alle norme più discusse, come quota 100 e reddito di cittadinanza, ce ne sono anche alcune più “curiose”, per esempio, una iva ridotta per i tartufi freschi, 2 milioni a favore dell’apicoltura e 5 milioni per il nuovo Catasto Frutticolo Nazionale. Ma se l’agricoltura tira un sospiro di sollievo, la cultura vive momenti di apprensione. E dire che già da luglio 2018 Gian Marco Centinaio, uomo fedele della Lega Nord e ministro delle politiche agricole alimentari e forestali aveva già potuto gioire per l’affidamento della delega al Turismo, levata proprio al dicastero dei beni culturali. In quei caldi giorni d’estate già si profilava una certa inversione di tendenza negli interessi e nelle strategie del governo, dopo che, con Dario Franceschini, nel bene e nel male, l’argomento cultura era prepotentemente tornato al centro dei discorsi nazionali.
E adesso cosa ci aspetta? Tra i punti più discussi della manovra, c’era la redistribuzione dei fondi del PAC-Piano per l’Arte Contemporanea, con 3 dei 4 milioni destinati alla produzione di non meglio specificati progetti di arte all’estero e tolti al MAXXI. Dopo accalorate proteste, si intravede la possibilità di un dietrofront, con il Governo che ha fatto sapere di aver accolto gli ordini del giorno presentati dal PD, per il ripristino dei fondi destinati all’accrescimento della collezione del museo romano d’arte contemporanea, oltre che alla Galleria nazionale di Arte Moderna, in occasione del primo provvedimento utile. ‹‹Il Maxxi insieme alla Galleria Nazionale e al Macro è protagonista sulla scena italiana ed internazionale e costituisce parte importante della vita culturale della Capitale››, ha detto, a dire il vero un po’ tardivamente, Virginia Raggi, sindaco di Roma, facendo seguito alle dichiarazioni di Giovanna Melandri, presidente della Fondazione MAXXI. Tutto risolto? Affatto, la situazione è ancora in bilico e vedremo, nelle prossime settimane, come potrà evolvere.
E oltre al MAXXI? Slittano al 2020 e al 2021 le mille assunzioni pubbliche, 500 per anno, con la possibilità, però, già dal 2019, di scorrimento delle graduatorie del concorso dell’aprile 2016, quando era ancora MIBACT, nel limite di spesa di 3,75 milioni di euro, equivalenti a circa 100 nuovi assunti. D’altra parte, sono stati prorogati fino al 31 dicembre 2019 i contratti a tempo determinato stipulati dagli istituti e luoghi della cultura nel limite di spesa di 1 milione di euro per l’anno di riferimento. E poi, nessuna limitazione ai soli libri, niente riferimento all’Isee e aumento da 230 a 240 milioni di euro del fondo di spesa per il Bonus Cultura 2019. Buone notizie per gli istituti di moda e design e per la DGAAP-Direzione Generale Arte e Architettura Contemporanee e Periferie Urbane – che si occupa anche di sostenere l’arte contemporanea italiana all’estero – con investimenti nei loro rispettivi settori. Di tutti gli altri provvedimenti nel settore cultura, scrivevamo più precisamente qui.
‹‹Per la cultura è una manovra disastrosa. Se il Paese va verso la recessione, il mondo della cultura italiano deve preoccuparsi doppiamente perché non solo non c’è nessun investimento, non solo non ci sono le assunzioni promesse da Bonisoli, non solo non c’è nulla che abbia un po’ di visione, ma ci sono tagli››, ha dichiarato Anna Ascani ad AgCult. ‹‹Ci sono tagli al cinema, ai musei, alle librerie, ci sono tagli pesantissimi all’editoria. Da questa manovra si capisce chiaramente che l’idea di fondo del governo è punire il mondo della cultura perché è un governo allergico a tutto ciò che è libertà di pensiero. E ovviamente la cultura è il luogo dove più si esercita la libertà di pensiero››, ha sottolineato la deputata PD. ‹‹Purtroppo il prezzo di questa manovra scellerata lo pagheranno gli operatori della cultura, quelli che vivono della loro creatività, quelli che hanno scommesso la propria vita magari anche con una piccola Partita Iva che costa tante tasse e frutta molto poco. Dovranno pagare perché questo governo non ha alcuna visione e vuole punire la cultura italiana››, ha concluso amaramente Ascani.

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