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Il futuro de La Monnaie di Parigi, senza disperdere il lavoro di Chiara Parisi. Tre domande alla neo direttrice Camille Morineau, in occasione della prima mostra

di - 29 Marzo 2017
Siamo nel 1917 quando Marcel Duchamp fissa al pavimento Trebuchet, un semplice appendiabiti, a cui segue Alberto Giacometti con Femme égorgée (1932/1940) un bronzo rasente al pavimento, e nel 1960 Yves Klein con RP3 Ci-Gît l’Espace, pone la tela dalla parete al suolo. Tre capolavori che inaugurano alla Monnaie de Paris la mostra “À pied d’œuvre(s)” ovvero quando la scultura passa dalla posizione verticale a quella orizzontale, un passaggio che ha segnato la storia della scultura del XX secolo. La mostra s’inserisce nel 40esimo anniversario del Centre Pompidou e presenta qui capolavori scultorei della sua collezione. Camille Morineau, curatrice della mostra insieme a Bernard Blistène, e nuova direttrice della programmazione culturale della Monnaie, dopo Chiara Parisi, ce ne parla.
Quali sono le linee guida per il futuro della Monnaie?
«Il mio lavoro s’inserisce nella continuità della direzione di Chiara Parisi, che aveva lanciato questo luogo con artisti forti in una programmazione d’arte contemporanea. Le mie linee guida saranno la scultura, le arti decorative in relazione con l’architettura e la promozione di artiste donne».
Questo percorso espositivo quanto parla di lei?
«Mi piace lavorare in modo collettivo, ed è in questo senso che questo percorso espositivo mi rappresenta; è stato infatti realizzato a quattro mani con Bernard Blistène, Frédéric Paul e Mathilde de Croix. Qui ci sono opere con le quali ho delle vere e proprie storie personali. Come l’opera di Orlan (video performance, foto e installazioni) che ho fatto entrare nella collezione del Centre Pompidou. Ma anche quella di Yves Klein che ho già mostrato nella prospettiva del Pompidou e Pittutra Pura Luce (1968) di Claudio Parmiggiani (sopra) che ho installato nel 2003 quando sono arrivata al Pompidou. Questa mostra porta in sé una delle grandi direttive del mio programma che è quella di presentare la scultura ma anche la sua storia. Molti artisti oggi rifanno della scultura, oggetti manifatturati, in alcuni casi antropomorfi, che si riallacciano con la storia molto antica di quest’arte».
Quale tra queste opere è la sua preferita?
«Red Angel of Marseille (1993, solid glass balls) di James Lee Byars! È molto monumentale! Vive diversamente a secondo dei momenti della giornata, dal tramonto al mattino cambia sempre colore. È un’opera generosa e aperta, che dialoga con l’edificio e la sua storia, al contempo rivela una dimensione spirituale, si tratta infatti di un angelo, ci parla anche di architettura e di arti decorative. Una tematica quest’ultima che mi interessa, infatti l’anno passato ho curato la mostra “Ceramix da Rodin a Schütte” presentata anche alla Maison Rouge, dove ho trattato il rapporto tra arte e arti applicate, che intendo sviluppare qui alla Monnaie». (livia de leoni)

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