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Le collezioni statali si ampliano con Courbet e Carrà. E i fondi per le acquisizioni aumentano

di - 26 Novembre 2017
Sculture, fotografie, porcellane, disegni, quadri. Sono 151 le opere acquistate al patrimonio dello Stato negli ultimi due anni, arrivando a una spesa di 3.891.900 euro. E i fondi per arricchire le collezioni dei grandi e dei piccoli musei sono destinati ad aumentare, con la nuova legge di bilancio. «Lo Stato rafforza l’acquisizione di opere d’arte e le restituisce ai cittadini, arricchendo le collezioni dei musei. Una preziosa azione di tutela resa possibile dalle risorse destinate alle acquisizioni, che nella Legge di Bilancio 2018 sono state aumentate di altri 4 milioni di euro», ha dichiarato il Ministro Dario Franceschini.
I pezzi sono stati acquistati dalla Direzione Generale Archeologia, Belle Arti e Paesaggio del MIBACT, su proposta delle Soprintendenze locali, agendo quindi in prelazione su compravendite private, o su segnalazione degli uffici di esportazione, che propongono l’acquisto delle opere al prezzo dichiarato nella richiesta di autorizzazione all’uscita dal territorio nazionale.
Quindi, tra le opere che potremo nuovamente ammirare nelle collezioni pubbliche, il Ritratto di Abbondio Rezzonico, di Pompeo Batoni, per la Galleria nazionale di Palazzo Barberini, una marina di Gustave Courbet, del 1871, destinata alla Galleria nazionale d’arte moderna e contemporanea, dove andrà anche la Composizione di tranquillanti, del 1961, di Giulio Turcato. E inoltre, l’Allegoria del lavoro, di Carlo Carrà, alla Pinacoteca di Brera, la Pittura 718/Astratto, del 1954, di Carol Rama, per la Galleria Sabauda di Torino, la Santa Prassede di Antonio Carracci, alla Pinacoteca Nazionale di Bologna. Sei le acquisizioni per Palazzo Spinola, sede della Galleria Nazionale della Liguria, tra le quali, una serie di piatti in porcellana del ‘700, manifattura Ginori di Doccia, e l’Allegoria della Pittura, di Bernardo Strozzi, mentre agli Uffizi vanno due disegni di Gino Severini. Al Museo Etnografico Luigi Pigorini, dal 2016 nell’organismo del Museo delle Civilità, una collezione etnografica completa di 100 pezzi.

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