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Lo strano caso di Salvatore Accolla. Dall’ospedale psichiatrico a Sky Arte

di - 22 Luglio 2017
Salvatore Accolla nasce nel 1946 a Siracusa da una famiglia di pescatori e inizia a dipingere proprio quel mondo che lo circonda, con uno stile naif. Tratti certi e spessi, colori robusti. Invece, il suo temperamento è fragile, un sensibilità incline alla malinconia. La vita lo piega presto, con una delusione sentimentale che lo estranea dalla vita e lo costringe a passare vent’anni dentro a un ospedale psichiatrico. Ne esce trasformato sia nel fisico che nell’animo e si trasferisce in una via di Ortigia, la parte più antica di Siracusa, dove tenta di far conoscere la sua arte. L’epilogo sembra essere annunciato, come un copione già visto. Artisti poveri che hanno perso la ragione e il pranzo ce ne sono sempre stati e questa storia avrebbe potuto finire come tante altre, in qualche angolo del ricordo di qualcuno, se un giornalista del Fatto Quotidiano non ci si fosse imbattuto e avesse deciso che valeva la pena raccontarla. Il 2 aprile il pezzo viene pubblicato sul giornale e la vita di un uomo diventa patrimonio di tutti e, tra gli altri, di Benedetto Speranza, giovane imprenditore siracusano che, ancor prima della pubblicazione, aveva deciso di sostenere lo sfortunato artista e di preservarne la produzione. A leggere l’articolo è anche Daniela Rosi, critico d’arte veronese, che si reca in Sicilia per conoscere l’artista e le sue opere, ne rimane colpita e lo inserisce nel suo catalogo. Ora, a Torino, è in preparazione una personale e pare che sia in cantiere anche un docufilm sull’artista, che dovrebbe essere trasmesso su Sky Arte. A dimostrazione che l’attenzione verso l’altro rappresenta un valore infinito, tanto banale quanto potente. Certe volte basta rallentare, per sapere ciò che succede a breve distanza da noi, per scambiare semplicemente due parole che potrebbero innestare una serie di eventi positivi. Un lieto fine che anche noi di Exibart sosteniamo.

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