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Lo street artist Jorit Agoch dà un volto alla donna medico più famosa d’Occidente

di - 20 Febbraio 2019
Jorit Agoch continua a disseminare di grandi volti le facciate urbane delle città. Questa volta, lo street artist partenopeo è stato a Salerno, dal 14 al 17 febbraio, per dipingere il volto di Trotula De Ruggiero, la donna medico più famosa dell’Occidente.
Tutto nasce dall’intento di riqualificare i parcheggi pubblici, di trasformare la loro transitorietà in un’esperienza estetica, una “galleria pubblica obbligatoria”. Il progetto prende il nome di MetroCubo ed è stato organizzato da Salerno Mobilità e ideato dalla Fondazione Alfonso Gatto. Quest’ultima già attiva in città da alcuni anni proprio sul filone dell’arte pubblica, con il coinvolgimento di Alice Pasquini con un’opera dedicata ad Alfonso Gatto, sulla scalinata dei Mutilati. Questa volta ha coinvolto Jorit in un percorso, per alcuni versi innovativo rispetto al contesto di riferimento fin ora usato dall’artista.
La vera novità consiste proprio nel fatto che l’artista ha dovuto letteralmente reinventare un volto, quello appunto di Trotula De Ruggiero, vissuta nel XI secolo d.C. . Forse è questa distanza che fa sì che, nell’opera, la giovane donna non incontri mai lo spettatore. La prospettiva è leggermente obliqua quel tanto da mantenere solo una parte del volto esposta alla luce, il suo sguardo corre oltre lo spazio proprio dell’opera. Non guardiamo direttamente un volto, ma guardiamo un volto che guarda. Così l’attenzione è riposta piuttosto nell’atteggiamento più che nella fisionomia.
D’altronde fu la più famosa delle “Mulieres Salernitanae”, le Dame della Scuola Medica di Salerno. Le sue teorie precorsero i tempi in molti campi tra cui quello della prevenzione e dell’igiene, scrisse due trattati che si tramandarono negli studi successivi fino a giorni nostri. Questo anche perché la Scuola Medica non viveva soggetta alle restrizioni della Chiesa e garantiva una parità dei generi nell’accesso allo studio della medicina, che sua volta garantiva una cura generale di tutta la comunità.
Eccola, oggi, quest’opera, un volto a cui diamo il nome di Trotula De Ruggiero, per ricordare non solo la sua storia ma, soprattutto, che l’autodeterminazione dell’uomo quanto della donna non può che avvenire in una dimensione sociale di apertura. Non certo di chiusura, dove sembra invece incanalarsi attualmente questo Paese. (Marcello Francolini)

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