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MACRO, dalla Sovrintendenza al Dipartimento Cultura. Flavia Barca: “Per farlo come i grandi musei del mondo”. E intanto la nuova direzione slitta

di - 30 Ottobre 2013
È uscita come una nota dall’Assessorato alla Cultura: il MACRO passa, in via gestionale, dalla Sovrintendenza al Dipartimento Cultura. «Affidare il MACRO al Dipartimento Cultura significa sottolineare la sua autonomia e la sua capacità d’interazione con il territorio. Il Dipartimento è la struttura che ha la responsabilità di favorire e sviluppare la produzione culturale e allo stesso tempo di stimolare la comunità artistica romana nazionale e internazionale» si legge nella nota. E l’Assessore Barca aggiunge: «Il Macro deve diventare sempre di più luogo di produzione culturale e spazio di sviluppo della creatività». Ma perché, che ha fatto il museo in questi anni di gestione Pietromarchi (solo per ricordare il periodo più recente)? Ha ideato partnership e collaborazioni con enti privati, aziende, banche e fondazioni, creando mostre di altissimo livello e riscuotendo grandi consensi anche a livello di pubblico. Insieme al MAXXI il MACRO era diventato a tutti gli effetti un altro fiore all’occhiello nell’unica città italiana che, appunto, poteva vantare due musei dedicati all’arte di oggi. Usiamo l’imperfetto, ma il MACRO c’è ancora, d’accordo: solo non si capisce dove si voglia arrivare con quelle che, nella stessa nota, si definiscono come «le linee guida sulla cultura della nuova Giunta».
La questione nemmeno tanto nascosta, e che fa correre un brivido lungo la schiena, è nella scelta di vedere il museo come «luogo di ascolto, di confronto e solo alla fine di produzione della programmazione culturale della città». Alla fine? Ma cosa deve essere un museo? Uno sportello d’ascolto per gli artisti locali? Non si è forse lavorato sul territorio in questi anni? Non si è forse dato la possibilità a moltissimi giovani di usare gli studi d’artista? «Dall’ascolto della cittadinanza può e deve nascere il programma culturale per Roma. La scelta di inserire il Macro all’interno del Dipartimento Cultura va nella direzione di valorizzazione dell’intera struttura. Rafforzare il ruolo del Macro come spazio museale di programmazione di altissima qualità e come luogo di produzione culturale, è tra i miei obiettivi principali. Il modello a cui vogliamo ispirarci è quello dei grandi musei del mondo, che sono spazi di sviluppo della creatività e di talenti. Questo significherà anche scegliere, entro il mese di novembre, un direttore che sappia realizzare questi obiettivi» chiude la nota Flavia Barca. Che sarà insomma? La nebbia per ora è fitta. E intanto il tempo di stallo nella nomina diretta di questo direttore salta di un altro mese.

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