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milano art week/9. Ma una fiera può essere bella? Giro a miart, tra ottimi stand

di - 31 Marzo 2017
2017 Miart: 175 gallerie da molte parti del mondo, spazi ampli e luminosi, opere dalla fine dell’800 alle tendenze attuali, 7 diverse sezioni, 7 premi. Sì, una fiera può essere bella ed essere reale opportunità per il collezionista e l’appassionato, il curioso e il diffidente, il curatore e il critico, l’artista e il gallerista. Come nel caso di Miart che in questi giorni è realmente il centro di una art-week milanese molto intensa e frizzante, un po’ mondana ma anche “milanesamente” puntuale e rigorosa, dove sembra che non manchi proprio nessuno dalle 9 di mattina alle 23 della notte. Alessandro Rabottini in questa nuova edizione di Miart ha efficacemente messo a profitto l’eredità di De Bellis di cui, con moderazione e piglio sicuro, ha messo a sistema alcune potenzialità, non ultima quella di Milano capitale di un nord a sud che ha voglia di rappresentarsi attraverso l’attualità dell’arte e del design, lontana da un ripiegamento anti-estetico e anti-imprenditoriale da crisi finanziaria.
Forse in questo Miart 2017 manca qualche elemento inaspettato, qualche punta espressiva capace di meravigliare, qualcosa di invendibile ma in grado di stupire ed anticipare ciò che anche i galleristi dovranno assumersi come futuro rischio di impresa, ma per il resto c’è tutto quello che indica una struttura in crescita su una competizione di scala europea. Da visitare con attenzione la sezione “On demand”, come per la galleria Otto Zoo con Meris Angioletti o per Federica Schiavo con Salvatore Arancio; centrata l’offerta di “Generations”, una sezione in cui ciascuno stand è il risultato della collaborazione tra due gallerie invitate a stabilire un dialogo tra le opere di due artisti appartenenti a diverse generazioni, come per Lelong / P420 con Henri Michaux e Riccardo Baruzzi, o A gentil Carioca / Magazzino nel felice connubio tra Rodrigo Torres e Pedro Cabrita Reis. Forse un po’ schiacciata per spazi e posizione la sezione “Emergent” che conta 20 gallerie in sequenza, ampia e ed efficace invece la sezione “Object” che allarga i confini tra arte e design offrendo qualche chicca davvero inaspettata; infine, ordinata e visivamente efficace, la sezione “Magazines” che, giocoforza per ristrettezza di spazi, mescola parole e immagini, redazioni e teste. Felice cornice di Miart 2017 quella del suo catalogo: scandito da immagini legate al corpo nello sforzo dello sport, raggiunge l’obiettivo di indicare bellezza e successo dietro le quinte di allenamenti e fatica; agile ma completo nelle informazioni, accompagnato da brevi scritti d’artista che introducono le sezioni, si presta come taccuino leggero ed efficace. Miart 2017, insomma, da non perdere. (Paola Tognon)

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