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Nuova direzione per l’ISIA di Faenza: tre domande a Marinella Paderni, che ci svela qualche programma futuro

di - 12 Novembre 2016
Dopo la nomina dello scultore Luciano Massari a Direttore all’Accademia di Belle Arti di Carrara, ecco che un’altra scuola – eccellenza italiana per la formazione nel campo del design – ovvero l’ISIA Istituto Superiore per le Industrie Artistiche di Faenza, cambia direzione, nominando la curatrice e critica d’arte Marinella Paderni al vertice. L’abbiamo intervistata per capire come si orienterà il futuro dell’istituzione.
Puoi tracciare brevemente il tuo percorso che ti ha portata a questa nomina?
«Ho studiato arte al DAMS di Bologna, dove mi sono laureata con una tesi su Franco Vaccari e la fotografia concettuale. Il mio primo impiego è stato in una galleria d’arte (Orti Sauli di Genova), che ho lasciato dopo cinque anni per dedicarmi alla ricerca, alla scrittura e all’attività curatoriale. Il lavoro in galleria mi ha insegnato molto, soprattutto nell’organizzazione curatoriale. Ho poi iniziato a insegnare, prima alla’Accademia di Belle Arti di Bergamo, poi per alcuni anni allo IULM di Milano e infine sono approdata all’ISIA di Faenza».
Pensi che la tua identità di curatrice porti un valore aggiunto alla direzione di un’accademia, e quale?
«Sì, la mia esperienza di curatrice è tra i fattori che mi hanno condotto alla nomina. La direzione dell’ISIA è sempre stata orientata alla creazione e allo sviluppo di attività culturali che affiancano e integrano l’offerta formativa proposta agli studenti. I direttori che mi hanno preceduto, e che hanno fatto un importante lavoro di consolidamento dell’identità dell’istituto (Roberto Ossani e Germano Zanzani) sono professionisti che vengono dal mondo del design di prodotto e della comunicazione. Oggi, tra le nuove sfide per il futuro dell’ISIA di Faenza c’è il desiderio di rafforzare la sua identità di distretto culturale creativo aprendosi a progetti interdisciplinari di respiro internazionale, tesi a stimolare una creatività e una cultura visiva non più settoriali ma capaci d’intercettare e comprendere le pratiche sperimentali provenienti da universi attigui».
Se non fossi in Italia, ma in un Paese normale e con un po’ di soldi, cosa faresti? Stando in Italia, invece?
«Se l’ISIA avesse un bilancio al pari di altre scuole europee di design, avrei l’imbarazzo della scelta, tanti sono i progetti che io e i miei colleghi docenti potremmo attuare. Le idee non ci mancano, uno dei punti di forza del nostro ISIA è un corpo docente di spessore, ricco di professionalità che provengono da ambiti specialistici diversi (designer, teorici universitari, ricercatori, manager d’industria). Poi ultimerei gli intervento di restauro della nostra sede (Palazzo Mazzolani), un edificio storico nel cuore di Faenza. Tornando alla realtà, tra i miei progetti futuri ci sono il Premio Nazionale della Arti, che ospiteremo nel 2017 con una settimana ricca di appuntamenti (convegni, mostre, eventi disseminati nel territorio), e la creazione di una Summer School che vedrà impegnata l’ISIA anche d’estate con workshop tematici di respiro europeo. Ho poi la fortuna d’iniziare questo il mio mandato insieme alla presidente dell’ISIA Giovanna Cassese, anche lei storica dell’arte come me, che si è impegnata da subito al rafforzamento della nostra presenza istituzionale con la trasformazione della biblioteca in “Biblioteca di Design ISIA Faenza” e l’inserimento nella rete nazionale. La nostra visione sul futuro è condivisa. Sostituiremo la penuria di soldi con la forza delle idee, un grande entusiasmo e tanto lavoro di squadra in cui credo fortemente».

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