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“Tesori salvati, tesori da salvare”: gli Uffizi celebrano i capolavori marchigiani recuperati dopo il sisma, aggiungendo alla mostra l’esortazione di sempre: “facciamo presto!”

di - 29 Marzo 2017
L’esortazione del titolo della mostra, riferimento del titolo de Il Mattino, dopo il terremoto dell’Irpinia, attaglia perfettamente alla ricca carrellata di tesori esposti a Firenze nell’Aula Magliabechiana degli Uffizi e provenienti da quello straordinario e ricco “Museo diffuso” che è il territorio delle Marche costellato di capolavori, espressione di secoli di civiltà e cultura.
L’esposizione “Facciamo presto! Marche 2016-2017: tesori salvati, tesori da salvare” – allestita da domani al 30 luglio 2017 – presenta una selezione di splendori scelti con cura nelle cittadine e nei paesi delle Marche meridionali (specialmente dalle province di Ascoli Piceno, Fermo e Macerata) fortemente colpite dal ripetersi di sismi che hanno reso inagibili chiese, palazzi e musei in cui si trovavano ab antiquo, se non dalle origini.
Come è noto il terremoto ha colpito un’ampia fascia dell’Italia posta in una zona sismica e quindi per sua natura soggetta al ripetersi di eventi del genere che affrontati con l’ausilio delle moderne tecnologie potrebbero rivelarsi meno devastanti e fatali. Ciò è illustrato in modo efficace dalla mostra “Terremot”i (fino al 30 aprile 2017 presso il Museo di Storia Naturale di Milano) nella sezione dedicata al tema della prevenzione: infatti adeguando e costruendo gli edifici con criteri antisismici – argomento di cui si sta discutendo in questi giorni anche relativamente alla ricostruzione in Umbria -si possono limitare danni e lutti. Si tratta di tecniche un po’ più costose, ma nel lungo periodo più redditizie ed economiche anche se bisogna procedere con molta prudenza quando si innesta il nuovo nell’antico.
Un’esortazione dunque non solo a ricostruire cum grano salis, ma a restituire opere come dipinti su tavola e su tela, sculture lignee, tessuti e oreficerie ai loro ambienti originari (Comuni, Diocesi, Ordini religiosi maschili e femminili): opere – dal Medioevo fino al 18° secolo, connotate da grande finezza e valore – che rischiano la dispersione e la distruzione e che sono state salvate con coraggiosa abnegazione (dati i rischi di crollo) dal personale dei vari rami della pubblica amministrazione oltreché da volontari della protezione civile. Ora grazie alla generosa solidarietà degli Uffizi tali opere trovano visibilità e un aiuto concreto nella somma che verrà raccolta e destinata al ripristino del patrimonio marchigiano.
Il dinamico percorso – ben illustrato dal catalogo Giunti – più da vivere che da raccontare traccia l’evolversi della pittura (dolcissima la Madonna con il Bambino, 1480, di Lorenzo d’Alessandro) nel territorio, mostra tra l’altro con la foto del relativo salvataggio il sontuoso Polittico con la Vergine con il Bambino, Annunciazione, Cristo nel sepolcro e santi (1470 ca.) di Paolo da Visso (sopra), presenta oltre a preziosi oggetti di oreficeria tre Campane recuperate dai crolli dei rispettivi campanili e si chiude con il manoscritto autografo de l’Infinito, idillio cardine di Giacomo Leopardi, assurto a simbolo dell’importanza che le Marche hanno per la cultura italiana. (Wanda Castelnuovo)

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