Associazione a delinquere, contraffazione di opere d’arte e ricettazione, sono i reati contestati a vario titolo a 23 persone, tra le quali cui figura anche Vittorio Sgarbi, che avrebbe autenticato diverse opere false, attribuite a Gino De Dominicis. Non il modo migliore per celebrare il ventennale della scomparsa del grande artista, che sarà ricordato ad Ancona, sua città natale, con due progetti: uno spazio dedicato all’interno della Pinacoteca comunale, che ospiterà una copia di Sicinimod Ed, libro d’artista riferito all’ultima esposizione tenutasi presso la Galleria Mazzoli nel 1998, e una grande mostra che si terrà nell’autunno del 2019.
Nel corso dell’indagine sono state sequestrate 250 opere contraffatte, alcune già acquistate da collezionisti e altre ancora da vendere, per un valore di 30 milioni di euro. I carabinieri del nucleo tutela patrimonio culturale hanno eseguito 4 provvedimenti di misura cautelare: 2 arresti e 2 divieti temporanei di esercizio dall’attività professionale. La vicenda ruota attorno alla Fondazione Archivio Gino De Dominicis di Roma, presieduta da Sgarbi. Durante le perquisizioni è stato individuato il locale adibito a laboratorio e qui sono stati ritrovati diversi lavori apparentemente riconducibili a De Dominicis, con tutto il materiale idoneo alla produzione di opere d’arte contraffatta, con la relativa documentazione.
I domiciliari sono stati emessi nei confronti del vicepresidente della Fondazione e nei confronti del principale soggetto che materialmente realizzava le opere contraffatte. Invece, per i due principali galleristi, inseriti all’interno dell’associazione a delinquere, coinvolti nel board della Fondazione, è scattata l’interdizione temporanea dall’esercizio dell’attività professionale. I due sono stati fin dagli anni ‘70 i mercanti di riferimento dell’artista. E, nell’ipotesi investigativa, sfruttavano questa loro autorevolezza per la commercializzazione delle opere contraffatte.