Categorie: Speednews

Vero o fake? Chiedere a Blase. Le opere del pittore-hacker francese invadono Napoli

di - 28 Novembre 2018
Il fake approda a Napoli, con Blase. Una serie di opere hanno invaso la città in maniera trasversale e diffusa, con azioni site-specific studiate dall’artista, nato a Parigi nel 1980, già dagli inizi di ottobre. Blase ha cominciato il suo soggiorno napoletano negli spazi adibiti a residenza dell’Art Hotel SuperOtium, dove è stato presentato il progetto “Non conforme all’originale “, curato da ShowDesk.
Dopo gli studi di restauro, Blase ha radicalmente invertito la rotta della sua carriera arrivando a farsi attribuire una reputazione di “pittore-hacker”. I suoi interventi più frequenti sono su tele già esistenti, comprate durante le aste, sulle quali prima compie un lavoro di restauro e, in un secondo momento, interviene con la propria azione di trasformazione. I suoi gesti sono spesso provocazioni che spingono a riflettere sulla società in cui viviamo.
Ne è un esempio Doesn’t matter, esposto all’interno di SuperOtium, che vede un Cristo fermato alla croce con della colla Pattex. L’intervento è minimo proprio perché la responsabilità della “fake-news” è spostata sul fruitore. L’intento di Blase è quello di stimolare la concentrazione di chi osserva e il desiderio di approfondimento di veridicità rispetto a ciò che viene posto davanti agli occhi. Senza la curiosità e l’analisi, l’inganno potrebbe sfuggire. Nel suo gioco sarcastico, Blase intende sfidare lo spettatore portandolo con sé all’interno di un percorso. Per questo motivo consegna una mappa delle sue opere, disseminate per la città in luoghi non convenzionali, variando tra spazi pubblici come Montesanto, Via Santa Maria a Costantinopoli, e istituzioni pubbliche e private, come il Museo Archeologico – dove ha esposto Sarcasmo archeologico, una pietra che proverrebbe dagli scavi di Pompei e su cui è incisa la frase “Blase è un pezzo di merda” – e la suggestiva Chiesa di Santa Maria del Purgatorio ad Arco.
Le opere rimarranno allestite per un anno, aspettando di conoscere quale potrebbe essere la reazione del fruitore, davanti alla menzogna. (Michela Sellitto)

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