Attualmente vive in Texas. Dove la luce è accecante e brucia i confini delle cose. Vive tra spianate terrose di bush e città che s’alzano improvvise, come megalopoli. Da anni ospita, nello studio che ha a disposizione, amici sociologi, filosofi, pensatori e poeti, attività che gli permette di sentire lontano il peso dell’arte, come libertà costretta a nascere a tutti i costi. Si trova in America perché, qualche anno fa, ha vinto un
residence program, una borsa di studio, comprensiva di visto, che gli ha permesso di stare. Di rimanere nel centro di una cittadina universitaria, all’interno della quale immergersi, con dieta quotidiana, fra i diversi approcci dell’arte; vivendo da vicino la partecipazione e la curiosità di chi guarda al fare arte con gli occhi che riconoscono un processo performativo e che non giudicano
ex abrupto il solo risultato finale. Si tratta di
Paolo Piscitelli (Venarla, Torino, 1971; vive a College Station).
Alla sua seconda personale da e/static, l’artista torna presentando dieci lavori inediti, realizzazioni del 2008, opere impresse su diversi supporti (quali l’installazione sonora, il video, la scultura, per arrivare a una sorta di “
testimonianza fittile involontaria” con l’opera che dà il titolo alla personale). Sono tutti progetti studiati ad hoc, per la galleria che, per l’occasione, prende ad assomigliare a un diorama strutturale e filiforme, un palco allestito
per il tempo reale (
At the same time) e pensato site specific. Un vero e proprio
template virtuale, bilanciato, tono su tono, in ogni sua componente, per conferire uno stampo alla forma degli spazi.
Ogni mostra, collettiva o personale di quest’artista è espressamente un’occasione che egli sfrutta con estrema prontezza e meticolosità; l’apertura al pubblico non sembra diminuire la sua capacità espressiva ma, anzi, torna a essere un motivo per realizzare delle idee e dei pensieri soffusi e indotti (come nel cubo perforato di
Parallel Phenomena), mai quindi ampliamente diffusi, trattati. I processi che affascinano l’artista sono raffinati trait d’union che partono dalle architetture della materia (si vedano i layout di stampa dei sottili
Out of print), producendo poi fasci di linee, modulari e ricorsive, come i gesti della memoria (ripetuti con solennità nel video
Seize the Moment II), atti plastici che mirano a rappresentare la loro stessa scarna veridicità.
In questa mostra, Piscitelli sembra molto più interessato a fermare il ritmo dei lavori precedenti, incentrati sull’energia della
poiesis, per arrivare alla consapevolezza che si possa esaminare il fare attraverso un nuovo ritmo compositivo. Una rinnovata nudità scheletrica della resa formale, che indaga la tridimensionalità come fosse la condizione del suono. Del rumore campionato senza senso che passa a diventare musica, per giacere libero e incasellato all’interno di una particolare forma o sequenza.
È questo il significato di sottofondo che accerchia e avvicina lo spettatore quando visita
At the same time. È l’idea che il tempo non esiste, se non come uscita parallela alla varietà della materia.
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un artista raffinato, ancora non pienamente valutato in Italia