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fino al 12.VII.2008 | Tina Sgrò | Torino, Dieffe

di - 23 Maggio 2008
Guardando da vicino le tele a olio di Tina Sgrò (Reggio Calabria, 1972), l’occhio deve adattarsi a una nuova realtà, cambiando lentamente. Attraverso la serie di Barocco Quotidiano, i dieci dipinti esposti in galleria, lavori che non vanno mai oltre il metro di larghezza, il tempo della stasi cambia lato di percezione. Così lo sguardo, dopo aver abbandonato la sua visione aptica, divenuto uno strumento meramente ottico, subordina a sé il tattile come una potenza di natura secondaria, di natura induttiva. Come un velo, un’orma che circonda ed emerge. Secondo dunque questa ulteriore organizzazione del visivo, occorre trovare all’interno dello scenario della rappresentazione uno straordinario insieme di invenzioni e slavature, ciascuna propriamente di stampo pittorico. Ciascuna dannatamente marcata e riconoscibile, anche a un secondo livello di esegesi.
Occorre, al termine di questa riflessione, scoprire se nei salotti dipinti da Sgrò, angoli d’inquietudine addomesticata, si produca un’evoluzione o piuttosto tante specie di irruzioni che a loro volta provocano uno squilibrio nella rappresentazione organica e organolettica degli oggetti. Di mobili e soprammobili, tendaggi e boiserie, consolle e caminetti spenti. Quegli elementi oggettuali che l’artista usa come un legame con le cose reali, spinti al di fuori di qualsiasi possibile traccia con i mondi umani, quasi che le loro raffigurazioni diventassero un pretesto per una sottrazione allo sguardo.

Queste stanze sono una premonizione, un lampo nella verità del vissuto che non può avvenire e manifestarsi, se non giungendo duplice per sé stesso, perché auto-preparato con cura senz’ombra di ospiti inattesi. Nel leggere il riverbero dell’attività scenica, instaurata nei racconti di questa pittrice, si avverte spesso che non ci è più dato di sapere dove il fondale finisca né dove comincino i regni delle forme. Per eseguire, dunque, una codifica corretta di ciascuna di queste storie, per non annullare i propri riferimenti e per non esasperare i piani ritmici dei lavori, è bene seguire, anche se in opposizione, ciascuna delle seguenti letture di senso.
O attraverso l’allargamento, il ritrovamento meglio, di uno spazio ottico spurio; un luogo che, per intendersi, come in Interno viola, si libera dai suoi riferimenti sociali e caricaturali, per scivolare verso una tattilità subordinata solamente al gesto allucinatorio nella stesura dei colori a olio. Oppure al contrario, nell’imposizione di uno spazio di contrasto violento. Come in Interno scuro con caminetto, nel quale la carica manuale del pennello si ribella e fa venir meno la sua subordinazione al registro scopico, quel controllore intransigente sempre dedito a corrispondenze e a simulacri.

Il moto di composizione di Sgrò, inquieto e contrito, quando modella, plasmando a suo piacimento, gli interni delle abitazioni, nascoste in controluce, fa sì che la mano ritorni a essere indipendente. Un’entità sciolta che passa dal servizio di un’ipotetica forza estranea al dominio della tela. Conferendo tanto all’artista quanto al soggetto-oggetto della raffigurazione la giusta realtà barocca del quotidiano.

ginevra bria
mostra visitata il 5 maggio 2008


dal 6 maggio al 12 luglio 2008
Tina Sgrò – Barocco quotidiano
a cura di Rolando Bellini
Dieffe Arte Contemporanea
Via Porta Palatina, 9 (zona Duomo) – 10121 Torino
Orario: da lunedì a sabato ore 16-19.30
Ingresso libero
Info: tel. +39 0114362372; info@galleriadieffe.com; www.galleriadieffe.com

[exibart]

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  • Come si fa a recensire senza una critica che sia tale mostre del genere..

    La qualità del lavoro è scarsa, concettualmente non esiste, e non è l'unica mostra che boccerei recensita così.

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