«La Situazione fiorentina ha potuto giocare, quasi da subito, (…) un ruolo in certa misura intermedio tra il Futurismo milanese e quello romano (ma in particolare è accaduto anche a Livorno nel 1933 in una notevolissima apertura nazionale, soprattutto verso la fertile situazione di ricerca torinese).
Vale a dire intermedio tra un luogo di modernità sufficientemente realizzata (come quello milanese) e un luogo di modernità soprattutto immaginata (come quello romano).
Così Enrico Crispolti nell’introduzione al catalogo della mostra «Il Futurismo attraverso la Toscana».
Il dilemma della nascita e della collocazione del movimento futurista Toscano viene risolto da Crispolti nei termini di una intermediarietà tra la città votata all’Europa (tale era e tale è rimasta Milano) e la città centro d’Italia per antonomasia, oltre che per ruolo politico-culturale (come era ed ancora oggi è Roma caput mundi).
La mostra che si tiene a Livorno, come quasi sempre accade nelle iniziative di indubbio spessore, può essere apprezzata sia come portato di un’analisi storico-filologica accurata ed esaustiva, sia come galleria di opere valide di per se stesse, per la proposta estetica di cui sono portato.
E così, nelle sale di Villa Mimbelli, il visitatore può assistere ad una vera esplosione di colori (così vividi quelli usati dai Futuristi…), di progetti, di idee, di evoluzioni, fotografie, manifesti. Un turbinio di proposte che fa il pari con il credo energico e dinamico di chi del movimento futurista fu ideatore ed anima.
Marasco, De Sanctis, Mori, Peruzzi, Severini, Depero, Balla, Thayaht: nomi più o meno famosi che diedero lustro ad una stagione di encomiabile entusiasmi (forse alfine distorti e strumentalmente usati).
Una stagione della quale la Toscana fu crocevia e luogo di promozione massima.
Anche luogo mitico, se vogliamo, con personaggi e posti che segnarono la storia del movimento (il caffè delle «Giubbe Rosse» ad esempio).
Luogo indipendente?
«E forse proprio in questa misura di insofferente indipendenza e di originalità pronunciata sarà possibile azzardare una risposta al quesito intorno ad un’eventuale specificità del Futurismo in Toscana». Questa la risposta di Crispolti.
A chi visiterà la mostra il compito di fare altre considerazioni e di inviarci le sue proprie riflessioni.
Domenico Guarino
[exibart]
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