Da qualsiasi parte del mondo, nell’ora della preghiera, il corpo e la mente di milioni di persone si rivolgono verso un unico luogo: La Mecca. Da questo centro, al suono delle parole Allah è grande, si propaga una forza unificante di cui ogni musulmano sulla terra reca memoria indelebile. Seguendo le tracce di uomini e donne sparsi nei cinque continenti, Abbas ha compiuto un viaggio, un percorso durato sette anni che lo ha condotto in ventinove paesi. I riferimenti geografici sono solo la cornice di una ricerca svolta in territori più accidentati, quelli legati al manifestarsi di un’eredità umana e culturale che non conosce confini:
Il taccuino di viaggio di Abbas, mediante immagini e testi, raduna espressioni di misticismo, crudeltà e bellezza, le contraddizioni e il mistero della cultura islamica.
Alcune immagini sono familiari all’osservatore occidentale, raffigurano soggetti e situazioni note, la base di quegli stereotipi che rappresentano una visione fatalmente parziale della società islamica. Eppure la versione che Abbas restituisce di ogni frammento di realtà è inedita: i suoi scatti individuano piani sovrapposti di emozione la cui lettura conduce ben al di là dell’immagine di repertorio.L’occhio attento del fotografo isola quei frantumi di storia che, altrimenti, andrebbero smarriti nella continuità degli avvenimenti: ogni immagine, pur avendo la compiutezza dell’opera unica, si collega al passato e al futuro di quel divenire nel quale è stata isolata. Le fotografie si dispiegano, si aprono come un libro, amplificando il senso della narrazione; attraverso una successione di quinte l’osservatore è condotto a indugiare nei dettagli più reconditi dell’immagine.
Abbas è entrato nelle moschee, ha sorpreso i fedeli in preghiera, ha eternato attimi di riflessione sul Corano: in queste fotografie si percepisce, quasi fosse una particolare condizione atmosferica, la densità nell’aria attorno a uomini, donne e bambini
Anche le foto di taglio più reportagistico, come quelle scattate in occasione di cortei e manifestazioni, o quelle che testimoniano la scelleratezza della guerra e dell’estremismo, sono informate dalla stessa attenzione: la competenza di un occhio esercitato, l’occhio assoluto di chatwiniana memoria, che si serve della pellicola per raccontare le storie che nessuna penna è in grado di scrivere.
In definitiva si può dire che le fotografie di Abbas contengono un valore assoluto, quello della grande opera d’arte.
Pietro Gaglianò
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