A metà strada tra il denunciato confinamento dell’identità femminile al livello della materialità e la rivendicazione del carattere sessuato, corporeo, dell’esperienza, si pongono le donne-gigante, le donne-mostro, le donne come temibili divinità delle tele di Paola Gandolfi esposte in galleria.
In due opere del 2005 sullo sfondo della planimetria di due metropoli contemporanee, Pechino e Roma, ridotte a un piatto incrocio di linee e colori, emergono rispettivamente una donna ragno dalle sei gambe e una Elettra (dal titolo della tela) a testa in giù, dalla massa di capelli biondi e ingombranti. In Apriti Sesamo, invece, dalla testa di una sorta di Zeus femminile, in preda a dolori lancinanti, sembra schizzare fuori la planimetria di Manhattan che si pone qui, insieme alla parte superiore del corpo nudo della donna, in primo piano rispetto all’interno di una stanza spoglia, con porta aperta e sedia rosa. Forse perchè, anche se dominatrice di immense città, la donna continua a trovare difficile liberarsi davvero dello spazio chiuso tra quattro mura.
Il corpo femminile come luogo formidabile costituisce il soggetto anche del video presente in mostra, Macchina Madre. Più che il rapporto madre-figlio (o figlia), quello che in realtà emerge è ancora una volta il carattere fantastico, persino distruttivo del corpo della madre, della donna. Il figlio, ridotto a una sorta di sonda, penetra nei recessi del corpo materno come in caverne buie e pericolose prima, come in un illimitato universo dopo, nel quale al posto di pianeti e asteroidi vagano seni. I cui capezzoli, naturalmente, si trasformano in bocche che chiudono dentro di sé, per la seconda volta, il figlio-sonda. Il corpo femminile scopre così la sua affinità con la macchina. E in un’altra delle tele in mostra, La
donata panizza
mostra visitata il 14 marzo 2007
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Insomma, un po banale questo abbinamento donne/planimetrie di città, tra l'altro queste mappe potevano essere studiate meglio, anche più stilizzate e integrarsi meglio con lo sfondo. Poteva diventare un buon lavoro tra figurazione e astrazione! E invece?