Quando nel settembre del 1998 nella suggestiva cornice del Teatro Romano di Fiesole le donò un dipinto eseguito da un amico restauratore, non sapeva ancora quale strada lo avrebbe condotto un giorno ad attuare ciò che la fantasia suggeriva da tempo: una mostra di cui lei, la Regina della Notte, sarebbe stata la protagonista. Con “Patty Pravo… come un angelo da collezione”, la fantasia o la “pazza idea” di Riccardo Benelli, è diventata “pensiero stupendo”: a Villa Caruso a Lastra a Signa fino a sabato 15 aprile la divina Patty abiterà le stanze che furono un tempo dimora del tenore Enrico Caruso.
L’invito a ritrarre la “signora della notte e delle stelle”, è stato accolto da moltissimi artisti provenienti da tutta Italia. Solo cinquantacinque, però, hanno passato la selezione. “Non cercavamo i soliti noti – spiega lo storico dell’arte Emanuele Bardazzi che ha allestito la mostra – ma qualcuno che avesse disponibilità umana e professionale, delle buone idee insomma”. Gli autori della mostra sono riusciti davvero laddove hanno cercato di cogliere e di dare l’idea, la sensazione, più che l’immagine della diva, dea e musa ispiratrice, presenza assente, evanescenza silenziosa e folgorante sul palco come sulla tela. Chi è riuscito a evocarla più che a ritrarla, di lei ha colto come l’essenza, la profondità e il proprio immaginario artistico ha preso forma in proiezioni talvolta bizzarre e stravaganti. “Mi sono ispirata alla Patty che nel 1984 scese la scalinata di Sanremo con un abito orientale e una lunga treccia lungo la schiena – dice Gloria Forti l’autrice del quadro “Per una bambola” – Ho cercato di evocare quell’immagine attraverso gli oggetti, un ventaglio, una treccia, per dare la sensazione di lei”. E lei, la divina Patty, aliena dello spazio, è ora sirena del mare (“Il gioco delle onde” di Mauro Falzoni), ora angelo terrestre (“Engel” di Fabrizio Passerella), ora “Angelo per caso” (di Luana Beoni); sempre lunare (decisamente inconsueta la Patty solare di Federico Lombardo), inquieta e raffinatissima come la vede Rodolfo Meli in “Laguna di luna” o Gian Marco Montesano in “Bianca luna in copertina”; evanescente in un mare rosso di veli la “Patty Pravo” di Giovanni Spinicchia; amazzone dalle forme sinuose in “Adagio veneziano” di Gualtiero Risito. La Pravo a Villa Caruso è anche la Patty di Silvano Campeggi, il famoso disegnatore dei mitici manifesti per la Metro Goldwin Mayer (“Eseguirò la mia opera passando dal mio vecchio amore per Marylin, a quello nuovo per Patty” ha detto l’artista invitato a partecipare alla mostra); o la Patty di Mario Fallani che ci parla di sindromi di Peter Pan nei “Giardini di Kensignton”. E lei, divina ispiratrice, chissà cosa penserà di questo caleidoscopio di immagini e di immaginifiche ossessioni. Perché ha promesso che verrà. Ma solo da semplice visitatrice per godersi la mostra. E come poteva essere diversamente…
Buona visita, Patty.
Paola Baroni
[exibart]
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